Il prof. Giuseppe Ruggiero, molese, docente alla Facoltà di Agraria presso l’Università di Bari, esamina sotto il profilo igienico-sanitario, sociale e urbanistico la proliferazione incontrollata dei colombi nella nostra città, con forti danni a monumenti e abitazioni private e con grave rischio di malattie e allergie per la popolazione esposta. Nel proporre alcune soluzioni, il prof. Ruggiero evidenzia le carenze e le mancate promesse del Sindaco Colonna, nell’assenza di provvedimenti concreti.
di Giuseppe Ruggiero
Grazie alla gestione amministrativa dell’attuale governo comunale, la nostra cittadina ha raggiunto il fondo di una virtuale classifica nazionale relativa alla qualità ambientale.
Basti ricordare alcune significative e croniche situazioni: il mancato stralcio della discarica Martucci dal piano regionale dei rifiuti; l’esistenza di un sistema di viabilità e parcheggi che genera congestioni di traffico e quindi costanti effluvi di gas inquinanti che logorano la nostra salute; un porto abbandonato a se stesso e tramutato in una cloaca a cielo aperto interessato da interventi di recupero deliranti; una visione urbanistica che ha letteralmente bruciato la possibilità di riqualificare Mola attraverso l’utilizzo di gran parte dei suoli residuali destinati dal PRG a funzioni collettive – zone F – (parchi e giardini, auditorium, piscina comunale, ecc.); consumo di suolo scriteriato (cementificazione mediante progetti per una presunta “riqualificazione urbana”, variante della SS 16, ecc.); totale abbandono del territorio extraurbano, della costa e della frazioni a vocazione turistica (Cozze, San Materno, ecc); assenza di controllo delle popolazioni di organismi invasivi che interferiscono con la nostra salute e con il decoro della nostra cittadina (colombi, ratti, blatte, ecc.) e così via … potremmo continuare all’infinito.
Ma in questo nostro pezzo intendiamo soffermarci su un singolo problema: l’invasione della nostra cittadina da parte di orde di colombi.


Non v’è elemento edilizio (balcone, veranda, terrazzo, cornicione, ecc.) impiantistico (caldaie, grondaie, ecc.) e di arredo (tavolini di bar e ristoranti) esente dalle scorrerie dei cosiddetti “topi del cielo”. Non è necessario essere colti nelle tematiche biologiche e sanitarie per percepire il grave nocumento che popolazioni incontrollate di colombi possono generare sull’uomo.
A questo proposito vorremmo ricordare ai nostri amministratori che i “Columba livia”, nella forma domestica, oltre che devastare e imbrattare la nostra proprietà privata e pubblica, risultano estremamente dannosi per la conservazione del patrimonio architettonico- artistico e sotto il profilo igienico sanitario.


I DANNI
Quando le deiezioni vengono a contatto con monumenti ed edifici (un singolo colombo produce mediamente 2,5 kg di guano all’anno) rilasciano sostanze acide, soprattutto dopo le piogge, che intaccano il carbonato di calcio della pietra e del marmo; i materiali edilizi finiscono quindi per deteriorarsi irrimediabilmente (macchie, sgretolamento, ecc).
Per quanto riguarda le problematiche sanitarie, ricordiamo che, al di là del potenziale rischio di malattie a carattere zoonosico (patologie trasmissibili dall’animale all’uomo), i rischi reali sono quelli connessi alla contaminazione fecale dei nostri ambienti.
La pericolosità viene incrementata dalla diffusione aerea dei germi patogeni grazie alla polverizzazione del guano che diventa veicolo di agenti di malattie trasmissibili all’uomo e agli animali domestici (salmonellosi, borreliosi, micoplasmosi toxoplasmosi, ecc) la cui virulenza risulta particolarmente intensa per i soggetti immunodepressi (donne in gravidanza, bambini, ecc).
L’aerosol, oltre che frammenti di feci, può trasportare anche altri residui biologici – piume, desquamazioni cutanee e residui di uova – che possono determinare l’insorgenza di diverse patologie su base allergica (polmonari, cutanee).


Il quadro del rischio sanitario può completarsi con l’eventualità che la zecca dei colombi (Argas reflexus) può accidentalmente pungere sia l’uomo che gli animali domestici provocando l’insorgenza di forme di allergie, a volte anche gravi.
Non possiamo poi ignorare i danni che le scorribande dei colombi di città provocano sulle colture agrarie soprattutto in quelle aree a ridosso della città spesso interessate da colture ortive.
E’ innegabile infine che questo stato di cose abbia anche effetti indiretti su tutti noi: tentiamo di contenere gli effetti dannosi di questa convivenza indesiderata, sottoponendoci a costi aggiuntivi per le nostre economie familiari (acquisto di dissuasori, reti, continui interventi di pulizia, ecc.) e ad uno stress psicologico provocato dalla nostra impotenza nel contrastare tale invasione (“fatica di Sisifo”).


CAUSE e RIMEDI
Di fronte a questo scenario una domanda nasce spontanea: come mai la popolazione di colombi è accresciuta a dismisura generando una pressione ormai insopportabile?
La risposta è univoca e chiara: mancanza assoluta di azioni di controllo da parte dell’amministrazione comunale nonostante, nel corso degli anni, siano state espresse disperate richieste d’aiuto da parte di numerosi cittadini e imprenditori.
Alle numerose sollecitazioni, il sindaco in persona avrebbe sempre risposto mediante il suo efficientissimo sistema social e sin dal primo anno del suo mandato che l’Amministrazione era pronta ad avviare un programma di sterilizzazione dei colombi grazie all’inserimento a bilancio delle casse comunali di una specifica somma (sembra che si trattasse di un importo pari a 20.000,00 euro).
Bene, la replica attribuita al sindaco, genera delle forti perplessità. La prima è inerente alla constatazione che nessuna campagna di sterilizzazione è stata mai attuata nel nostro territorio nel corso del quinquennio Colonna nonostante la dichiarata previsione di spesa.
La seconda, ancora più grave, riguarda la mancanza di una visione integrata delle azioni per il controllo di un animale invasivo che impone una strategia diversificata necessariamente basata su azioni complementari. Nello specifico oltre agli interventi di sterilizzazione – comunque mai realizzati pur avendoli previsti in bilancio – si sarebbero comunque dovuti avviare interventi volti alla diminuzione dei siti di nidificazione e alla riduzione delle disponibilità alimentari.
A riguardo del primo aspetto, l’amministrazione non ha fatto nulla! Anzi potrebbe essere orgogliosa per aver allestito forse il più grande allevamento diffuso di colombi urbani d’Italia “valorizzando” il castello angioino e gli altri edifici pubblici. Limitandoci al Castello, le centinaia di alcove (feritoie, caditoie, ecc) presenti lungo le facciate dell’antico maniero sono costantemente occupate da prolifiche coppie di colombi che indisturbate sfornano centinati di pulli durante tutto l’anno con picchi produttivi nei mesi primaverili e autunnali.
Considerando, per difetto, cento siti di nidificazione e tenendo presente che una coppia di colombi genera non meno di 10 colombi all’anno, avremmo una proliferazione di ben 1000 colombi all’anno dal solo Castello!!! Valutando poi la vita media di un colombo di città (4 anni) il sito del castello Angioino potrebbe generare ben 4000 colombi in 4 anni !!!
In realtà, sarebbe bastato occludere i possibili siti di nidificazioni fissando, per esempio, delle semplici reti metalliche nel rispetto dei dettami della Sovraintendenza. La beffa per noi cittadini molesi sta nel ricordare che tale intervento si sarebbe potuto realizzare a costi irrisori sfruttando il provvedimento dell’amministrazione che, nel corso del suo primo anno di reggenza, commissionò l’asportazione delle erbe spontanee (prevalentemente capperi) cresciute lungo le pareti esterne del castello mediante l’intervento di un cestello elevatore.
Un’opportunità sprecata quindi che avrebbe dato senso all’uso del cestello programmato, invece, per un intervento insulso e inutile dato che l’eliminazione della sola parte aerea di una pianta di cappero, senza asportare le radici, non fa altro che generare una pianta più vigorosa della preesistente!!
Per l’aspetto alimentare, basterebbe vietare per mezzo di un decreto sindacale o di un apposito regolamento comunale, la distribuzione di cibo, sia diretta che indiretta, cosi come accade in numerose città italiane.


Considerando l’elevato impatto dei piccioni sulla nostra qualità di vita presumiamo che la cittadinanza capirebbe il significato di questa costrizione, e collaborerebbe.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
In occasione del primo comizio in piazza XX Settembre il sindaco Colonna ha affermato, a gran voce, che per garantire lo sviluppo di Mola, noi cittadini dobbiamo abituarci a volare in alto evitando di dire NO a tutto …
Tale vacua affermazione ignora tuttavia l’amara constatazione che ad oggi, dopo cinque anni di governo Colonna, gli unici esseri viventi molesi in grado di spiccare voli ad alta quota sono proprio i piccioni.
La seconda osservazione, connessa alla precedente, è di natura politica ed è inerente al risultato delle prossime elezioni amministrative.
Se i colombi cittadini dovessero avere la possibilità di votare, la vittoria del candidato sindaco Colonna sarebbe schiacciante concludendosi al primo turno poiché i piccioni molesi voterebbero compatti per ringraziare colui il quale ha conferito elevatissima qualità alla loro vita e la loro possibilità di volo.
Giuseppe Ruggiero
Docente di Analisi, Pianificazione e Salvaguardia delle Risorse Territoriali
DiSSPA – Università degli Studi di Bari