E’ quanto denuncia il prof. Giuseppe (Bepi) Ruggiero, docente alla Facoltà di Agraria presso l’Università di Bari. Incuria e pratiche sbagliate all’origine della morìa degli alberi di Piazza XX Settembre. Ecco le buone pratiche per impedire che le cattive condizioni si diffondano irreparabilmente.
di Giuseppe Ruggiero
POVERE QUERCE …
Nonostante vi sia l’avvocato Colonna ai vertici dell’attuale amministrazione comunale che non perde occasione per vantare orgogliosamente le proprie origini contadine, è facile constatare come la gestione del verde del territorio comunale sia lontana anni luce dai principi basilari della cultura contadina che sa associare al cosiddetto comportamento del “buon padre di famiglia” l’applicazione di conoscenze tecniche sostenibili e rispettose del mondo biologico.
Purtroppo i segni inequivocabili del degrado del territorio molese sono difficilmente valutabili data la loro diffusione, entità, e rilevanza, sicché la risoluzione delle criticità che attanagliano la qualità ambientale della nostra cittadina richiederà negli anni a venire un nuovo approccio basato su analisi ed elaborazioni tecnico scientifiche veritiere, scevre da una gestione personalistica e clientelare volta spesso a soddisfare gli interessi di gruppuscoli di potere.
Di fronte ad uno scenario di abbandono diffuso diventa veramente difficile rimanere inerti e silenti davanti a situazioni croniche che manifestano l’assoluto dispregio nei confronti del patrimonio collettivo e della qualità della nostra cittadina.
In questa cornice vorremmo inserire questa nostra breve nota tesa a richiamare l’attenzione verso lo stato di salute precario delle querce disposte a coronamento della pavimentazione principale di Piazza XX Settembre. Si tratta di piante adulte di lecci (Quercus ilex sp) di circa 70 anni d’età che versano in stato di diffusa ed evidente sofferenza vegetativa tanto che negli ultimi anni molti esemplari sono morti.


Purtroppo l’amministrazione Colonna, senza analizzare le possibili cause della progressiva moria, è intervenuta sostituendo nel corso del suo mandato alcuni degli esemplari deceduti con giovani alberi della stessa specie che, in breve tempo, hanno inevitabilmente manifestato una sintomatologia simile a quella delle piante preesistenti. Così operando l’amministrazione Colonna è stata capace, ancora una volta, di associare ad un danno generato dalla cattiva gestione ulteriori costi per inefficaci interventi di recupero senza inquadrare la questione in termini tecnici risolutivi.
Come è possibile programmare un intervento straordinario senza analizzare le cause della problematica riscontrata? Eppure l’eziologia della moria delle querce di Piazza XX Settembre è facilmente leggibile: anche il più distratto degli amministratori comunali avrebbe potuto individuare la causa del deperimento.
Visto che nessuno di loro, in particolare l’assessore competente, si è posto il problema in cinque anni, ci permettiamo di segnalare che la causa del deperimento delle povere querce è dovuto allo stato di asfissia in cui si ritrova il loro apparato radicale. Tale condizione è evidentemente generata dalla costipazione di un terreno non maturo (terreno di cava) con una cattiva struttura, privo di sostanza organica e in parte circoscritto da cornici residuali di calcestruzzo che riducono ulteriormente la superfice traspirante dell’aiuola.


La costipazione del suolo e la mancanza di spazi nella struttura del terreno (quindi assenza di ossigeno) è tale che il suolo non è in grado di assorbire le acque di pioggia che si accumulano per diverse ore nell’aiuola compromettendo ulteriormente le condizioni edafiche.


Sarebbe stato sufficiente eseguire delle zappature superficiali, integrando il suolo con terreno da giardino ricco in sostanza organica che avrebbe migliorato la fertilità e la struttura del terreno.
Quindi l’esecuzione di semplici ed economiche pratiche agronomiche avrebbe evitato l’abbandono sino alla morte delle “nostre” querce e quindi il danno per la nostra comunità.
Se avessimo il potere di applicare i principi del contrappasso dantesco, imporremmo ai responsabili di questa ennesima situazione di degrado del bene pubblico di armarsi di zappe e rastrelli per sistemare gli spazi a verde per un periodo di tempo idoneo a farli riflettere sulla opportunità di un ritorno alle loro origini rurali per colmare la loro ignoranza e riesumare i sani principi della vita contadina.
Giuseppe Ruggiero
Docente di Analisi, Pianificazione e Salvaguardia delle Risorse Territoriali
DiSSPA – Università degli Studi di Bari
Inutile plaudire l intervento del dott. Ruggero a proposito della salute degli arbusti della p Zza XX settemre dove emerge una situazione abbastanza seria. Penso, guardando ed analizzando il quadro generale della situazione in tutto il territorio che non sfugge neanche ai meno attenti il mero comportamento degli addetti alla cura e manutenzione dei giardini ,viali, piazze sempre più latente. Si è programmato una certa quantità e qualità di piante ed alberi, bene si doveva programmare dall inizio l attenzione e la cura, scegliere persone capaci preparate all operato da affrontare per avere Mola come un giardino sempre in ordine come alcuni che vedo in giro dove addirittura ci si sofferma ad ammirarne la bellezza. La bellezza di un paese è un insieme di idee e gestioni messe in atto da persone capaci di imprendere per il bene del paese e dei cittadini. Non è facendo case sull acqua o artifizi Disneyliani che guariscono Mola dalla lenta agonia ma volontà voglia di fare cose per bene per il benessere comune.
Grazie, Professore, per questa interessante disamina. Ignoranza e approssimazione, purtroppo, regnano sovrane nel nostro bellissimo comune. Peccato non consultare per tempo i professionisti e gli esperti che vivono nel nostro territorio…. Un’altra occasione sprecata