

Colonna e Berlen le stanno provando tutte pur di realizzare la spiaggia urbana alla Rotonda. La conferenza di servizio, che si sarebbe dovuta chiudere il 9 aprile, è ancora in corso perchè i nostri amministratori stanno facendo di tutto per “orientare” a loro vantaggio le Autorità preposte al rilascio di pareri, permessi e nulla osta. Ecco il primo dei tentativi: una relazione aggiuntiva inviata all’Autorità di Bacino, che pubblichiamo in esclusiva.
Va avanti la telenovela della spiaggia urbana ad ogni costo nell’area a mare della Rotonda.
Una volontà pervicace e ostinata, quella del tandem Colonna-Berlen, che si nutre non solo di velleitarismo e di megalomania politica e urbanistica, ma che evidenzia un’evidente operazione di dubbia legittimità.
Qui di seguito richiamiamo il link al nostro principale Dossier sull’argomento:
Come è noto, il RUP (Responsabile Unico del Procedimento), cioè il Capo Settore Lavori pubblici del nostro Comune, l’ing. Marco Mezzapesa, ha indetto in data 9 gennaio 2023 una conferenza di servizio estesa alle diverse Autorità tenute per legge a rilasciare pareri, autorizzazioni e nulla osta per la validazione del progetto messo già a gara pubblica nello scorso dicembre 2022 e assegnato il 31-12-2022, ultimo giorno utile per evitare la perdita dei finanziamenti, consistenti in 2 milioni di euro, della Città Metropolitana, ottenuti dalla Giunta Di Rutigliano nel 2016.
Tuttavia, la procedura seguita se non è del tutto illegittima (come crediamo) è comunque fortemente anomala: infatti, la “conferenza di servizio” deve essere indetta prima che il progetto venga messo in gara d’appalto.
In sostanza, serve a dare validità al progetto definitivo che, in base ai pareri, nulla osta, autorizzazioni, ecc., e recependoli, si trasforma in progetto esecutivo e, quindi, può essere portato in gara d’appalto.
Nel nostro caso, invece, si è fatto il contrario: prima la gara d’appalto, poi l’aggiudicazione alla ditta vincitrice e, soltanto dopo, l’indizione della conferenza di servizio per la raccolta di pareri, nulla osta, autorizzazioni dalle diverse autorità competenti (Soprintendenza, Regione, Demanio, Autorità marittime, ecc.).
Nella conferenza di servizio indetta dall’ing. Mezzapesa mancava però l’invito all’Autorità di Bacino, competente a decidere in merito per la presenza nella zona destinata a solarium/lido/spiaggia urbana dello sbocco a mare del canalone di Sant’Antonio.
Una “dimenticanza” piuttosto singolare che il nostro giornale prontamente ravvisò, scrivendo all’Autorità di Bacino e alle altre autorità già coinvolte dall’invito a partecipare alla conferenza di servizio, oltre che alla Procura della Repubblica, per opportuna conoscenza.
Dopo la nostra lettera, vi è stata una presa di contatto tra l’Autorità di Bacino e il Comune di Mola per capire il da farsi.
Ed è stato così, per portarla in breve, che l’Autorità di Bacino ha chiesto maggiori ragguagli al Comune di Mola, poichè nel progetto – definito in maniera anomala come “definitivo/esecutivo” dal RUP ing. Mezzapesa – mancavano (e mancano) i riferimenti al canalone in merito alla sua classificazione nel PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) e ad uno studio sulla portata della lama nel suo scarico a mare.
Il Comune di Mola ha risposto con una relazione aggiuntiva, curata dal progettista arch. Sgobba, con il geologo molese Franco Moccia e l’ing. Spinozza.
Nel documento, che pubblichiamo in esclusiva, i professionisti chiedono in sostanza, per conto del Comune, il rilascio del parere per la copertura del canalone con la pavimentazione in legno sintetico, supportata da travi in acciaio e da un massetto in cemento, sostenendo che la foce della lama era un tempo coperta e che, quindi, non vi sarebbero opere aggiuntive pericolose.
Tuttavia, i due tecnici omettono un particolare molto importante che, se evidenziato, cambierebbe di parecchio il processo decisionale.
Infatti, è vero che la foce del canalone Sant’Antonio era provvista di un solaio di copertura, ma è altrettanto vero che quel solaio… crollò!!!
Come scrisse Marino Marangelli, ex vigile urbano, maresciallo, in pensione, residente nella zona, in un suo intervento ospitato sul mensile “Città Nostra” (n. 57 – Settembre 2007): “Alcuni anni fa, durante l’Amministrazione Cristino, evidenziai in un mio articolo il pericolo di crollo della parte finale della volta del canalone Sant’Antonio. Detto fatto, qualche tempo dopo durante la notte quella parte crollò senza causare (per fortuna) danni a persone”.
Che quel solaio sarebbe crollato, in effetti, era abbastanza prevedibile: il mare spingeva, con forti mareggiate, nell’imboccatura del canalone e le acque piovane che provenivano dalla lama omonima facevano il resto del loro lavoro di logorio continuo.


Ora si vuole nuovamente occultare la foce del canalone, dimenticando che la forza delle acque in quel punto di uscita è molto forte e che, con i tempi di ritorno delle piene alluvionali, in specie in tempi di radicale cambio climatico, potrebbe far saltare nuovamente qualsiasi “tappo”, anche se posizionato, come evidenzia la relazione, ad un’altezza di 1,50 metri.


Ecco la relazione, datata al dicembre 2022 (o retrodatata?), sebbene non contenuta negli elaborati progettuali sottoposti alla Conferenza di Servizio, inviata dal Comune di Mola all’Autorità di Bacino, con la richiesta del parere:
CONSIDERAZIONI
Come si è potuto leggere, la relazione sostiene che, nel caso specifico, non si applicano le norme di cui agli artt. 6 e 10 delle NTA (Norme Tecniche di Attuazione) del Piano di Assetto Idrogeologico.
In realtà, a differenza di quanto dichiarato dai tecnici incaricati dal Comune di Mola di Bari, e cioè che l’intervento non risulta ricadere nelle fattispecie ex artt. 6 e 10 delle NTA del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, una porzione dell’area oggetto di realizzazione della spiaggia artificiale si sovrappone alle opere di foce a mare del Canale Sant’ Antonio, classificabile come “reticolo idrografico” (cioè dell’insieme dei corsi d’acqua comunque denominati), di cui al Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA).
Tale Piano ha recepito, per il territorio della Regione Puglia, il reticolo idrografico della Carta ldrogeomorfologica in tutti i suoi aggiornamenti.
Per detti corsi d’acqua, ove non sono presenti perimetrazioni di aree a diversa pericolosità idraulica, le relative aree di pertinenza (entro la distanza di 150 metri a destra e a sinistra dei citati corsi d’acqua) sono disciplinate ai sensi degli artt. 6 e 10 delle N.T.A. allegate al PAI.
Quindi, la relazione del Comune di Mola ha dichiarato una fattispecie non corrispondente alle norme tecnico-giuridiche in vigore.
Gli art. 6 e 10 del PAI.
Nello specifico l’art. 6 Alveo fluviale in modellamento attivo ed aree golenali, al comma 1 recita: Al fine della salvaguardia dei corsi d’acqua, della limitazione del rischio idraulico e per consentire il libero deflusso delle acque, il PAI individua il reticolo idrografico in tutto il territorio di competenza dell’Autorità di Bacino della Puglia, nonché l’insieme degli alvei fluviali in modellamento attivo e le aree golenali, ove vige il divieto assoluto di edificabilità.
Invece il comma 6 lettera b recita: interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo, così come definiti alle lettere a), b) e c) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e s.m.i. a condizione che non concorrano ad incrementare il carico urbanistico.
A tal proposito la realizzazione di una pedana sopra la foce del Canale Sant’Antonio e di conseguenza il possibile passeggio e sosta di persone crea un vero e proprio pericolo in caso di piena del predetto canale.
Al comma 7 recita che per tutti gli interventi consentiti dall’art. 6 deve essere redatto uno studio di compatibilità idrologica ed idraulica che analizzi compiutamente gli effetti sul regime idraulico a monte e a valle dell’area interessata (che nel caso di specie della spiaggia urbana/solarium non esiste).
Infine il comma 8 dell’art. 6 recita:
“Quando il reticolo idrografico e l’alveo in modellamento attivo e le aree golenali non sono arealmente individuate nella cartografia in allegato e le condizioni morfologiche non ne consentano la loro individuazione, le norme si applicano alla porzione di terreno a distanza planimetrica, sia in destra che in sinistra, dall’asse del corso d’acqua, non inferiore a 75 m”.
L’art. 10 della NTA del PAI recita al comma 3 che: “Quando la fascia di pertinenza fluviale non è arealmente individuata nelle cartografie in allegato, le norme si applicano alla porzione di terreno, sia in destra che in sinistra, contermine all’area golenale, come individuata all’art. 6 comma 8, di ampiezza comunque non inferiore a 75 m.”
Quindi, il parere dell’Autorità di Bacino non potrebbe che essere assolutamente contrario alla realizzazione di una copertura, comunque eseguita, sulla parte terminale del canalone di Sant’Antonio, dovendosi peraltro assicurare una fascia di 75 metri, a destra e a sinistra, nella quale vigono le norme di salvaguardia che impediscono l’incremento del carico urbanistico: e una spiaggia urbana artificiale certamente comporta tale evenienza.
Tuttavia, il Sindaco Colonna ha dichiarato, nel corso del dibattito pubblico di venerdì 28 aprile tra candidati sindaco, tenuto da Fotomola e da Mola Libera, rispondendo a domanda specifica sulla spiaggia urbana alla Rotonda, che il “parere dell’Autorità di Bacino è pervenuto ed è positivo”. Nel frattempo, stanno pervenendo gli altri pareri, tuttavia il quadro sarebbe molto complesso, tale da far slittare la chiusura della conferenza di servizio ben oltre il termine stabilito al 9 aprile scorso.
Attendiamo di leggere il parere dell’Autorità di Bacino, con la consapevolezza che se i tecnici estensori di tale ente hanno rilasciato un parere positivo, pur in presenza delle normative in vigore evidenziate, se ne assumeranno ovviamente tutte le responsabilità ad ogni effetto di legge.