IMPIANTO DI BIOGAS: E’ UN POLITICO CONOSCIUTO DAL SINDACO IL SOCIO DELLA “METAMOLA SRL”. ECCO CHI E’

3
1477

Si chiarisce in parte, ma allo stesso tempo si infittisce, il mistero della “Metamola srl”, la società che ha stipulato un preliminare di vendita per l’acquisto di cinque ettari di terreno agricolo in località “Scannacinque”, al fine della realizzazione di un impianto per la lavorazione di rifiuti organici con produzione di biogas. Ecco i particolari.

Tutto nasce da un’interrogazione del consigliere comunale Michele Daniele (M5S) nella seduta consiliare dello scorso martedì 7 febbraio, che ha chiesto al Sindaco Giuseppe Colonna se fosse o meno informato di un progetto per l’ubicazione sul territorio molese di un impianto finalizzato alla lavorazione dei rifiuti organici per la produzione di biometano da digestione anaerobica.

Il consigliere Michele Daniele nel corso della seduta consiliare del 7 febbraio 2023

CHIARIAMO INNANZITUTTO DI COSA STIAMO PARLANDO. RIFIUTI ORGANICI E DUE TIPI DI TRATTAMENTO: AEROBICO E ANAEROBICO. ECCO COSA VUOL DIRE E COSA SI FARA’ NELL’IMPIANTO PREVISTO A MOLA

La frazione organica contenuta nei rifiuti urbani può essere degradata, stabilizzata ed eventualmente trasformata in fertilizzante in due modi: aerobico (all’aria) e anaerobico (in assenza d’aria). I due sistemi sono diametralmente opposti. 

L’aerobico” demolisce la sostanza organica in modo ‘naturale’ e non produce gas combustibili. Se si utilizza frazione organica da raccolta differenziata spinta, sfalci e/o potature verdi, si produce un fertilizzante che può essere impiegato in agricoltura sotto forma di compost di qualità.

L’anaerobico, invece, agisce a caldo, con produzione di biogas (il quale viene bruciato per ottenere energia termica e/o elettrica) e di percolato, liquido altamente inquinante. Il rifiuto esausto rimanente (digestato) viene poi ‘stabilizzato’ in presenza d’aria e, a seconda della tipologia, dà origine a un prodotto che viene chiamato in modo improprio “compost”, ma che invece ha una composizione chimica e una qualità nettamente inferiore al vero compost aerobico, oppure genera un nuovo rifiuto da portare ancora in discarica.

Gli impianti di biogas da “digestione anaerobica con produzione di biogas” promossi dalla legislazione della Regione Puglia riguardano impianti che possono avere pesanti ricadute ambientali e sanitarie sul territorio circostante.

Le biomasse attualmente previste negli impianti di digestione anaerobica  fanno riferimento alla Forsu (frazione organica rifiuti solidi urbani). Il termine nasconde però ben altro rispetto al solo organico separato con la raccolta differenziata spinta e comprende una vastissima serie di codici Cer (dei codici, appunto, che identificano un rifiuto) che spaziano dagli scarti agro industriali a quelli legati al comparto carni, lattiero, caseario, eccetera.

Gli impianti anaerobici, inoltre, dovendo lavorare in continuo, H24 per tutti i giorni dell’anno, hanno bisogno di essere alimentati costantemente e per questo finiscono inevitabilmente per richiamare frazione organica da altri ARO (ambiti di raccolta ottimale) se non da altre regioni, aumentando pesantemente il traffico di mezzi pesanti che, nel caso molese, verrebbe fortemente favorito dalla presenza, nelle vicinanze dell’impianto, del tracciato della variante alla statale 16 prevista dall’ANAS e sulla quale vi è già stata una firma favorevole del Sindaco di Mola.

In ogni caso, il problema principale di questo tipo di impianti è dato dalla tecnica di degradazione microbica dei substrati organici in condizioni anaerobiche. Tale tecnica può generare odori maleodoranti e nauseanti; anche per questo motivo molto spesso si formano comitati locali di cittadini che ostacolano la costruzione di nuovi impianti di Biogas.

Una delle principali cause della presenza di cattivi odori nel Biogas è l’idrogeno solforato (o acido solfidrico, che ha il tipico odore di uova marce), che può anche causare danni nel post-trattamento o nell’uso del Biogas; inoltre, in funzione della concentrazione può avere vari effetti tossici sull’uomo.

Generalmente, è difficile rimuovere selettivamente l’idrogeno solforato evitando la contemporanea emissione di diossido di zolfo, SO2 (che è irritante per le vie respiratorie e dal punto di vista ambientale è un inquinante atmosferico), durante il processo di purificazione del Biogas.

Peraltro, ad aggravare il problema sono i numerosi substrati organici che possono essere destinati a digestione anaerobica: liquami zootecnici, scarti agro-industriali e di macellazione, fanghi di depurazione, frazione organica dei rifiuti solidi urbani.

LE CONSEGUENZE PER L’AGRICOLTURA, LE SALE RICEVIMENTI DELLA ZONA E LA SALUTE DELLA CITTADINANZA

In sostanza, all’impianto molese arriverebbe un numero giornaliero molto elevato di camion, probabilmente anche da fuori regione, carichi non solo di rifiuti organici urbani ma probabilmente anche di letame e liquami da impianti zootecnici, di residui dai macelli di carne, ecc..

Un mix odorigeno che potrebbe essere micidiale già al solo arrivo: infatti, questi rifiuti, prima di essere immessi nel processo di lavorazione, andranno stoccati e soggetti quindi già a marcescenza.

E poi, una volta lavorati, daranno comunque vita, con la digestione anaerobica, alla volatilità di gas a forte componente odorigena, anche molto nauseante, che potrebbe essere non solo inaccettabile per il cattivo odore ma pure irritante per le vie respiratorie e provocare allergie e sintomi respiratori seri in soggetti sensibili e vulnerabili.

Insomma, un impianto del genere, sommato alla già devastante bomba ecologica presente da oltre 35 anni a Martucci, potrebbe davvero essere un colpo durissimo e definitivo alla qualità della vita dei molesi, tenuto conto che i venti che soffiano nella zona, da libeccio e maestrale, porterebbero con certezza le emissioni odorigene verso il centro abitato e, in ogni caso, andrebbero a compromettere le qualità organolettiche della pregiata uva da tavola prodotta in quell’area, con una ferita mortale inferta agli agricoltori proprietari di fondi in un ampio raggio, oltre ad abbattere il valore dei terreni agricoli del circondario, che già verranno falcidiati dal passaggio della variante alla statale 16.

I confinanti del terreno agricolo, messo in compravendita a favore della società Metamola srl, si stanno già mobilitando e alcuni di loro erano presenti alla seduta di Consiglio comunale in discorso.

Ma non solo. A poca distanza (meno di un chilometro in linea d’aria) si trova una sala ricevimenti di pregio, “Il plenilunio alla Fortezza”, che potrebbe vedere fortemente compromessa la sua clientela e il suo giro di affari, con perdita di occupazione, a causa delle emissioni odorigene. Stesso discorso vale per “Sanrà”, altra “location” molto apprezzata, destinata a matrimoni e cerimonie, che non si trova neppure troppo distante.

Un impianto del genere è quello della società Tersan di Modugno, che produce compost e biogas.
 
Notoriamente, il cattivo odore che si sprigiona da quell’impianto ha raggiunto talvolta livelli insopportabili anche a molti chilometri di distanza, tanto che numerose volte l’ARPA si è vista costretta a sospendere l’attività per elevati superamenti dei limiti di tollerabilità.
 
ECCO LE INFORMAZIONI SULLA METAMOLA SRL RIFERITE DAL CONSIGLIERE DANIELE
 
Nel corso della sua interrogazione, il consigliere Michele Daniele, ha riferito che la produzione di biometano prevista sul territorio molese verrebbe avviata dall’iniziativa imprenditoriale di una società denominata METAMOLA SRL (società a responsabilità limitata), con un preliminare di vendita già stipulato davanti ad un Notaio, per l’acquisto di 5 ettari in contrada Scannacinque, più o meno dalle parti interessate dal passaggio della variante ANAS alla statale 16.
 
Secondo Michele Daniele a fare da mediatore sarebbe stata una persona di stretta conoscenza del Sindaco Colonna, che risulterebbe anche socio della società Metamola srl.
 
Il Sindaco, nel rispondere, si è detto all’oscuro di tale iniziativa imprenditoriale, e quindi anche della persona che ne sarebbe socia, definita dal consigliere Daniele come conosciuta da parte del primo cittadino.
 
Il Sindaco Giuseppe Colonna risponde al consigliere Daniele
 
Colonna ha sostenuto che il Comune di Mola non ha ricevuto, al momento alcun progetto di questo tipo, ma allo stesso tempo si è dichiarato favorevole, in linea generale, ad impianti per la produzione di biometano, da preferire – egli ha affermato – alle trivelle in mare per la ricerca e l’estrazione di metano fossile.
 
Va tuttavia obiettato al nostro primo cittadino che le trivellazioni, ove dovessero svolgersi, si terranno nelle acque internazionali (laddove la competenza a decidere è esclusivamente dello Stato centrale), mentre l’impatto ambientale del preventivato impianto di biogas avverrebbe direttamente sul nostro territorio comunale.
 
Successivamente, dopo una breve sospensione, durante la quale una copia del preliminare di vendita è stata fatta girare tra i consiglieri comunali e consegnata al Sindaco, sia l’Assessora all’Ambiente Tarsitano che Colonna hanno concluso dicendo che, qualora il Comune dovesse ricevere la proposta progettuale, se non ci fossero i requisiti ambientali e di legge, l’iniziativa verrebbe respinta dall’Amministrazione comunale.
 
Una risposta che, tuttavia, non tranquillizza, tenuto conto che questo genere di iniziative, a norma di legge, riceve una corsia preferenziale in sede regionale, con i Comuni in subordine, almeno apparentemente.
 
METAMOLA, LE SORPRESE NON FINISCONO MAI. ECCO CHI E’ IL SOCIO: SI TRATTA DI UNA PERSONALITA’ POLITICA CERTAMENTE CONOSCIUTA DAL SINDACO COLONNA
 
Dopo la conclusione della seduta consiliare, e del trambusto politico che ne è seguito, abbiamo voluto approfondire le generiche informazioni riferite dal consigliere Daniele nel corso della sua interrogazione.
 
In sostanza, una società che nella ragione sociale ha inserito il nome della nostra città, coniugato con la contrazione di “metano”, non può essere un caso che abbia deciso di installarsi sul nostro territorio.
 
Evidentemente, si è trattato di una scelta logistica ben ponderata, probabilmente per due motivi:
 
1) l’opportunità di sfruttare, attraverso la prevista variante alla statale 16, un collegamento molto più rapido e diretto ai terreni individuati in contrada Scannacinque;
 
2) gli appoggi politici, in varie sedi, per le autorizzazioni: sicuramente a livello regionale (direttamente competente per questo tipo di insediamenti), ma anche in ambito metropolitano (è necessario l’assenso alla localizzazione) e, probabilmente, comunale che in ogni caso ha potere consultivo e di primo orientamento, se non strettamente decisionale.
 
Innanzitutto, la più veloce ricerca sul web ha dato come risultato che la METAMOLA srl ha sede legale in Viale Francesco De Blasio, 15 nella Zona Industriale di Bari.
 
Tuttavia, Google Maps non è stata di molto aiuto: la cartina (forse non ben aggiornata) dà come indicazione un terreno privo di costruzioni nelle vicinanze del CNR e di una sede dell’AMIU Bari, oltre che della società Metal Galvanica.
 
Tuttavia, ieri, un nostro lettore, che per lavoro ha a che fare ogni giorno con visure camerali, ci ha inviato la visura societaria della Metamola srl.
 
Dall’attenta lettura della visura si apprende che la società è stata costituita il 21/10/2022, quindi in data molto recente.
 
La METAMOLA SRL ha un capitale sociale di € 10.000,00, di cui € 2.500,00 versati, è allo stato inattiva, con amministratore unico il sig. Patano Giuseppe, e due soci.
 
Il primo socio, con il 90% delle quote, è la società SUNSHINE Società a responsabilità limitata, che ha sede nel quartiere finanziario di Milano: la sua attività è Codice Ateco 2007 (64.2) “Attività delle società di partecipazione (holding)”.
 
In poche parole si tratta di una società finanziaria per le attività svolte da holding, ossia da unità che detengono le attività di un gruppo di società controllate (attraverso il possesso della quota di controllo del capitale sociale), e la cui attività principale consiste nel detenere la proprietà del gruppo. Le holding incluse in questa categoria non forniscono altri servizi alle imprese di cui detengono il capitale, ossia esse non amministrano o gestiscono altre unità. Dalla classe 64.20 è esclusa: gestione attiva di aziende ed imprese, pianificazione strategica e gestione dei processi decisionali dell’azienda.
 
Come ben si vede, si tratta di una finanziaria che, probabilmente, detiene il capitale di società operative o persone fisiche e/o giuridiche non evidenziate nella costituzione della METAMOLA srl.
 
Chi detiene quindi concretamente il 90% delle quote di Metamola?
 
L’altro socio, con il 10% del capitale sociale, è una persona fisica che corrisponde nel codice fiscale al sig. Domenico Lanzilotta di Castellana Grotte. La verifica è stata effettuata attraverso un apposito servizio on line dell’Agenzia delle Entrate, di libero accesso.
 
Se non ci sono duplicazioni di codici fiscali, in base alla data e al luogo di nascita, si tratterebbe di un noto politico pugliese, già più volte consigliere comunale di Castellana Grotte, nonchè già consigliere regionale nelle file della coalizione di centro destra.
 
In tal senso, il riferimento fatto dal consigliere Michele Daniele in Consiglio comunale corrisponderebbe a verità: cioè in effetti si tratterebbe di persona conosciuta dal Sindaco Giuseppe Colonna.
 
Infatti, da quanto risulta vi sarebbe conoscenza diretta per comune appartenenza pregressa di coalizione politica.
 
Nello specifico, dalle recenti informazioni attinte in sede politica, nelle elezioni regionali del 2010, che videro l’elezione di Lanzilotta, Colonna sarebbe stato sostenitore di tale esponente politico eletto nella lista del “Popolo delle Libertà” (PDL), mentre al contempo si svolgevano le elezioni comunali che videro l’elezione di Stefano Diperna a Sindaco con, ovviamente, Colonna tra i principali supporter.
 
Successivamente, Colonna rivestì l’incarico di Responsabile dell’Ufficio di Staff del Sindaco Stefano Diperna (ottobre 2010 – dicembre 2012), prima che l’attuale Sindaco di Mola passasse alle dipendenze del Comune di Castellana Grotte, dal gennaio 2013, città nella quale Lanzilotta svolgeva da tempo attività politica.
 
Tutto questo naturalmente non significa che, necessariamente, Colonna fosse già a conoscenza dell’iniziativa della METAMOLA srl sul suolo molese, nè che il politico Lanzilotta non abbia il diritto di svolgere legittimamente, come in questo caso, anche un ruolo imprenditoriale.
 
Tuttavia non deve sfuggire come il contratto di preliminare di vendita per il suolo agricolo in contrada Scannacinque, di 5 ettari, finalizzato alla realizzazione dell’impianto di biogas, datato 9 dicembre 2022, sia circolato evidentemente in molte mani se è stato addirittura inviato alla nostra redazione. E quindi meraviglia che il Sindaco ne fosse completamente all’oscuro.
 
CONCLUSIONI
 
In definitiva, non possiamo non dirci preoccupati per il concatenarsi degli avvenimenti e dei contorni poco trasparenti nelle quali la vicenda si sta svolgendo.
 
Ci auguriamo che quanto prima il Sindaco Giuseppe Colonna e l’Assessora all’Ambiente Elvira Tarsitano vogliano assumere ogni informazione sul progetto di insediamento della METAMOLA srl sul suolo molese, nulla significando la giustificazione già data dai due amministratori in Consiglio comunale, che cioè, al momento, il progetto non è stato portato all’attenzione del Comune di Mola.
 
Infatti, tale progetto potrebbe essere già nelle mani dei politici e burocrati regionali e della Città Metropolitana. E quindi il Comune di Mola ha ogni buon diritto di accedervi al più presto.
 
Una cosa è certa: le vocazioni agricola, turistica e culturale di Mola, oltre che di attività tecnologiche “pulite” ad alto valore aggiunto (purtroppo, Sitael è rimasta una “cattedrale nel deserto”), saranno sempre più relegate in un angolo se all’opera già devastante della discarica Martucci e di tutti i suoi apparati connessi, dovesse sommarsi anche un’attività di lavorazione di grandi quantità di rifiuti organici, in una fertile zona agricola neppure molto distante dall’abitato, oltre che da importanti strutture ricettive.
 
Sarebbe “Mola città dei rifiuti”, e non solo in senso materiale: arriverebbero “rifiuti”, cioè dinieghi, dal sistema della commercializzazione agricola e dal turismo nazionale ed estero.
 
Nell’imminente campagna elettorale, i politici di ogni schieramento prendano posizione. Vedremo chi sta con una crescita equilibrata di Mola e chi invece lavora per ben altri, nascosti, obiettivi. 

3 Commenti

  1. Questa è la politica della “sinistra” ove attualmente è collocato il Kolonna!
    E poi ci si meraviglia per le basse percentuali di votanti!
    Comunque…..è bastato un mandato al Kolonna per perfezionarsi!

  2. Buongiorno Direttore,
    a mio modesto parere credo che qualsivoglia industria realizzata rispettando la normativa in essere debba essere fatta, altrimenti Mola è destinata a soccombere, scomparire. Prova ne è il forte calo demografico del nostro paese.
    Ogni qualvolta un imprenditore, una holding o chi per lei ha intenzione di realizzare qualcosa sul suolo molese, è sempre considerato un male e non un bene. Certo il tutto deve essere fatto alla luce del sole e come Dio comanda, perchè credo che attività imprenditoriali significa anche incremento dell’occupazione e molti più giovani e famiglie che rimangono nel nostro paese anzichè emigrare nei paesi limitrofi.
    In paesi come Rutigliano, Conversano, Noicattaro, Monopoli si realizzano zone artigianali, zone industriali, capannoni e così via, nu a Mol stem ferm a cinquant ann f (scusate il neologismo).
    Quindi lasciamo lavorare chi ha voglia di investire sul nostro territorio.

    • Perfettamente d’accordo che Mola sia rimasta indietro decenni rispetto ai comuni limitrofi, su questo non c’è alcun dubbio. Personalmente, scrivo di questo ritardo – con dati e statistiche ufficiali – fin dal lontanissimo 1988. Sono passati 35 anni da quel primo dossier, pubblicato sul periodico “Realtà Nuove”, in voga in quegli anni, e la situazione non solo non è affatto migliorata, ma anzi è di sicuro arretrata ulteriormente.
      Tuttavia, lo sviluppo economico non può essere fatto accettando sul territorio qualsiasi tipo di attività: in base a questo principio, anche le attività di contrada Martucci sarebbero una cosa buona e giusta, perchè, comunque, producono occupazione.
      Ma con quali costi ambientali, sociali, sanitari? Sappiamo benissimo che la partita del dare e avere riguardo a Martucci, fin dal suo insediamento, è assolutamente negativa, nonostante le Autorità regionali si ostinino a negare l’evidenza e ad edulcorare i dati di fatto, con quelle sanitarie, in particolare, che glissano sui codici 048, che sono invece un sintomo ben preciso di un quasi certo nesso di causa-effetto tra inquinamento ambientale e tumori.
      Pertanto, non tutto è occupazione “buona”. E infatti non lo è l’installazione sul suolo molese di un impianto per la lavorazione dei rifiuti organici, con produzione di biogas. Lei dirà che affermando questo rinunciamo a prospettive occupazionali. Ma ogni attività imprenditoriale impiantata su un territorio deve rispondere all’analisi SWOT che sta per Strengths, Weaknesses, Opportunities e Threats, che sono appunto forze, debolezze, opportunità e minacce. E se facessimo un’analisi SWOT per questa attività le debolezze e le minacce supererebbero di gran lunga le forze e le opportunità. Infatti, a fronte di qualche decina di persone impiegate (tenga conto che la Tersan di Modugno per questo tipo di attività impiega soltanto 65 persone – dato 2021 – ma con una superficie occupata di 60.000 mq.) il costo ambientale sarebbe molto pesante: mentre la Tersan è ubicata in una zona industriale (eppure l’effetto odorigeno che produce si estende per chilometri), la Metamola sarebbe allocata in pieno territorio agricolo, con colture di pregio a carattere intensivo e, per di più, a poca distanza da due strutture ricettive rinomate che impiegano ben più manodopera di quanta ne impiegherebbe la Metamola. Queste strutture, per il diffondersi dei cattivi odori, ben presto vedrebbero un forte declino della propria clientela con danni occupazionali certi e dolorosi, oltre alle aziende agricole che vedrebbero deprezzato il loro valore di mercato, sia nei suoli che nei prodotti offerti alla commercializzazione. Ma anche il nucleo abitato dovrebbe sopportare, con lo spirare dei venti, il diffondersi di miasmi oltre la soglia di sopportabilità: la qualità della vita dei molesi ne soffrirebbe pesantemente. Inoltre, il continuo afflusso di camion porterebbe ad un maggiore inquinamento, sia da gas combusti che da materiale organico facilmente marcescibile (rifiuti urbani, rifiuti da macellazioni, rifiuti da impianti zootecnici, ecc.) da stoccare nei piazzali prima di avviarli alla lavorazione. Infine, Mola si caratterizzerebbe definitivamente come città dell’industria dei rifiuti: non certo una bella pubblicità sul mercato turistico nazionale e internazionale, visto che Mola si presenta ogni anno alla BIT (Borsa Italiana Turismo) di Milano con molte aspettative. Quindi, sono ben altre le iniziative economiche che potrebbero fare di Mola una punta di diamante nel sud est barese. Se vogliamo strettamente attenerci alle attività industriali, ben si possono trasformare i prodotti agricoli da fresco a surgelato e a conservato, con impatti ambientali pressochè nulli, come anche per i prodotti ittici. Inoltre, ben si possono far evolvere molte attività artigianali del settore edile (falegnamerie, marmerie, termotecnica e idraulica, impiantistica elettrica, ecc.) in attività di piccola e media industria, come molti comuni del sud est barese hanno fatto con successo. Ma se si volesse andare sulle attività ad alto valore aggiunto, basterebbe varare politiche di marketing territoriale per attrarre altre attività a forte contenuto tecnologico, alla stregua della SITAEL, laddove esiste a Mola un grande potenziale di giovani diplomati e laureati in discipline tecnico-scientifiche. Si tratta di attività non solo non inquinanti, ma che permettono – se si esce dalla logica della “cattedrale nel deserto” e si imbocca quella virtuosa della filiera tecnologica – di impiegare ben presto centinaia di addetti ad alta qualificazione. Ma non solo: esiste il settore del turismo culturale nel quale Mola ha una vocazione di sicuro futuro se solo si volesse uscire dalla politica dei meri effetti speciali per passare a quella delle realizzazioni concrete: Palazzo Roberti e gli altri contenitori culturali pubblici (Teatro, San Domenico, ex Ipsam, Castello, Santa Chiara, ecc.) potrebbero dare centinaia di posti di lavoro in questo campo, tra ricettività qualificata e addetti al settore in sè. Quindi, come ben si vede, Metamola potrebbe tradursi in una perdita secca di occupazione per l’agricoltura e la ricettività del wedding, mentre al contempo non si investe nelle giuste attività idonee ad uno sviluppo sostenibile e ad alto valore aggiunto del territorio. Fare un ennesimo errore del tipo Martucci sul nostro territorio sarebbe la probabile fine di ogni vera e sostenibile prospettiva di sviluppo occupazionale. Se la politica al potere spianerà la strada a questo grave errore se ne assumerà ogni piena responsabilità.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here