Ecco tutti i particolari dell’opera annunciata con enfasi dal Sindaco Colonna sui “social”, ma senza alcuna spiegazione concreta. Con questo Dossier, “Mola Libera” consente ai cittadini di capire quali opere specifiche verranno realizzate, attraverso l’analisi dei documenti progettuali. Si prospetta una devastante opera ad elevatissimo impatto ambientale, con plinti in calcestruzzo tra gli scogli e piloni in cemento armato infissi nel fondale marino, che reggeranno una trama di travi in acciaio, sulla quale poggerà un telaio in alluminio a supporto di una pavimentazione in WPC, cioè in legno polverizzato misto a resina. Ecco tutti i particolari, mentre un’altra e diversa spiaggia urbana è possibile. Buona lettura!
In un precedente articolo pubblicato sulla nostra pagina Facebook il 1° gennaio 2023 abbiamo informato i lettori in merito alla gara multilotto espletata dal Comune di Mola per alcune opere pubbliche, tra cui quella del “solarium” nella zona della Rotonda, sul fronte mare nord:
Come abbiamo spiegato, ma giova ripeterlo, la gara multilotto è stata conclusa in data 31-12-2022, ultimo giorno utile per evitare la perdita dei finanziamenti pubblici, come specifica la determina del Capo settore Lavori pubblici:
“VALUTATO lo strumento dell’accordo quadro utile ed idoneo a soddisfare l’anzidetta esigenza del Comune di Mola di Bari di individuare gli operatori economici a cui affidare i lavori entro il 31.12.2022, pena la perdita dei finanziamenti sopra esplicitati”.
Per stare ai provvedimenti più recenti, l’assegnazione della gara multilotto, tra cui quella per la realizzazione del “solarium”, è stata preceduta dalla delibera di Giunta Comunale n. 176 del 22-12-2022, con la presa d’atto del progetto definitivo/esecutivo di sistemazione del Fronte mare urbano lato nord, dell’importo di 2 milioni di euro.
Ecco la delibera:
Ed ecco la determina di assegnazione della gara multilotto, all’interno della quale sono presenti i lavori per il fronte mare nord con il “solarium”:
Con una successiva comunicazione del 09-01-2023 (pur se datata inizialmente 30-12-22), il Capo Settore Lavori Pubblici del Comune di Mola ha indetto una “Conferenza di Servizi decisoria volta all’acquisizione di pareri di competenza, di autorizzazioni, di licenze, di nulla osta e gli assensi comunque denominati, richiesti dalle vigenti leggi statali e regionali relativamente al suddetto intervento, invitando a parteciparvi le Amministrazioni coinvolte, necessari per l’approvazione del progetto Definitivo-Esecutivo per la “Sistemazione del Fronte Mare Urbano Lato Nord – 1° stralcio del 2° lotto funzionale. Patto per lo sviluppo della Città Metropolitana di Bari” dell’importo complessivo di € 2.000.000,00.”
Ecco il testo integrale:
All’interno della convocazione della conferenza di servizio, è presente un link che consente di accedere al progetto nella sua interezza, mai però portato a conoscenza della cittadinanza dagli Amministratori comunali, nemmeno per sintesi, violando ancora una volta il principio di trasparenza e di effettiva comunicazione di informazioni strategiche ai residenti.
E’ per questo che, in funzione di supplenza dei pubblici poteri, “Mola Libera” rende pieno l’accesso all’intera documentazione del progetto per il “solarium”.
Di seguito trovate il link, sebbene i file pdf siano tutti criptati con l’estensione p7m. Tuttavia, basta installare gratuitamente un programma per la decrittazione di tale estensione che ogni file apparirà in chiaro nel formato pdf.
Ecco il link per scaricare l’intero progetto indicato nella convocazione della conferenza di servizio:
https://areaclienti.vianova.it/drive/download/vuD9UXhOc1lKbPfj/
Poichè si tratta di elaborati tecnici molto lunghi e complessi, abbiamo estratto alcune delle parti più significative, a cominciare dalla Relazione tecnica generale (RTG).
Eccola, con la preghiera ai lettori di leggerla con attenzione, chiarendo innanzitutto che, come è specificato nell’elaborato, soltanto una parte del progetto complessivo descritto verrà realizzato in ragione del finanziamento disponibile (2 milioni di euro), e cioè il tratto antistante alla Rotonda, con il cosiddetto “solarium” (come qualificato dal Sindaco Colonna) o “lido” come viene definito nel progetto.
INFORMAZIONI DI SINTESI E CONSIDERAZIONI
LE QUESTIONI AMBIENTALI
Dopo la lettura della Relazione Tecnica Generale è ora opportuno fare alcune considerazioni che scaturiscono anche dagli approfondimenti contenuti in altri documenti allegati, ai quali rimandiamo i lettori per una più approfondita conoscenza.
Premettiamo che vi è il massimo rispetto per i professionisti che hanno elaborato e partecipato alla stesura del progetto: sicuramente essi hanno agito nel pieno delle loro cognizioni tecniche e capacità professionali, tuttavia non possiamo esimerci dall’evidenziare alcune fondamentali criticità di ordine ambientale, urbanistico e di sostenibilità dell’opera.
1) Innanzitutto – sebbene il progetto preveda la trasformazione del tratto che va dalla Rotonda (con annessa passerella e isola artificiale) a Porto Colombo, passando per il porticciolo di Portecchia e inglobando l’antistante Piazza Marinai d’Italia – il finanziamento ottenuto (2 milioni di euro) consentirà di realizzare (come i progettisti chiariscono nella Relazione tecnica generale) soltanto il solarium (o lido) antistante alla Rotonda.
2) La Relazione tecnica generale (RTG) appare carente innanzitutto per l’assenza di qualsiasi riferimento alle condizioni meteomarine della zona (che non compaiono nemmeno negli altri documenti progettuali).
Infatti, nessuno studio delle condizioni di picco delle mareggiate è presente negli elaborati: eppure, come è ben noto, l’area marina interessata è sottoposta a violente mareggiate da maestrale, tramontana e grecale che sicuramente impatteranno sulla struttura da realizzare.
3) Il solarium si estenderà su una superficie di circa 3.000 mq. e, pertanto, è impossibile pensare ad una sua rimozione a fine stagione balneare con ricovero protetto, per la ricollocazione al successivo inizio. Si tratterebbe di un’attività non solo molto laboriosa e onerosa (che dovrebbe essere svolta per due volte all’anno da personale specializzato) ma che difficilmente troverebbe un sito di stoccaggio grande a sufficienza, peraltro con la dotazione di adeguate norme di sicurezza. Inoltre, come meglio si vedrà in seguito, l’eventuale rimozione stagionale della pavimentazione metterebbe a nudo un’imponente opera in calcestruzzo e acciaio sottostante che segnerebbe in modo molto negativo il panorama.
3) Le tavole grafiche presenti nella RTG mostrano una preoccupante decisione progettuale: il canalone di Sant’Antonio viene coperto e occultato dalla pavimentazione in legno, con la sottostante intelaiatura in travi di acciaio. Un’operazione molto arrischiata che rischia di creare un “tappo” ad eventuali esondazioni del canale da acque piovane, con conseguenze ambientali e di sicurezza facilmente intuibili.
Infatti, in apparenza può sembrare una buona decisione di carattere estetico, ma va assolutamente considerato che tutto il tratto scoperto del canale (quindi nel percorso che si sviluppa internamente alle strade Via Regina Margherita, Via Toti e Via Marconi) è classificato ad Alta Pericolosità Idraulica nel Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Regione Puglia, e che andare a coprirlo nel tratto finale non sembra affatto una buona idea.
La ragione della classificazione a più elevato grado di pericolosità è legata alle storiche esondazioni delle acque piovane dal canalone: l’ultima è stata quella del settembre 2006 e per le aree ad alta pericolosità idraulica il “tempo di ritorno” è definito in un intervallo tra 20 e 50 anni. Ciò significa che siamo già vicini al possibile verificarsi di un nuovo evento alluvionale, peraltro più probabile a causa del cambiamento climatico in atto con periodi di forte siccità alternati a piogge torrenziali.
4) Peraltro, dal canalone fuoriescono periodicamente reflui fognari che terminano in mare, a causa di rotture o di perdite nelle tubazioni, anche da abitazioni molto distanti, che si riversano al suo interno: di questo fenomeno vi è abbondante documentazione fotografica e filmati in un recente passato.
5) E’ per questi motivi fondamentali (area ad Alta pericolosità Idraulica e rilascio di reflui fognari in mare) che da decenni la zona antistante il canalone e l’adiacente Rotonda recano il divieto di balneazione. Ecco perchè il Sindaco, nei suoi messaggi sui social, ha scritto che si tratterà di un “solarium”: in sostanza, i cittadini e i turisti, in presenza del perdurante divieto di balneazione, dovrebbero limitarsi a prendere la tintarella… senza immergersi in acqua. Un’eventualità chiaramente improponibile laddove venga realizzata una struttura affacciata sul mare, che sarà logicamente intesa, nel senso comune, come utile alla balneazione.
6) E non solo: il canalone di Sant’Antonio è stato individuato da tempo come recapito finale delle acque meteoriche stradali che si raccolgono al Cozzetto, attraverso la condotta che parte dalla stazione di convogliamento, situata in Via San Pio da Pietrelcina ad angolo con Viale Europa Unita, e che corre sotto Viale Piero Delfino Pesce per giungere nel tratto finale del canalone.
In sostanza, si tratta di questioni ad elevato impatto ambientale delle quali la Relazione tecnica non si occupa affatto e il tema non viene nemmeno affrontato negli altri elaborati.
LA REALIZZAZIONE TECNICA DELL’OPERA E L’IMPATTO AMBIENTALE E METEO MARINO
Vediamo ora come verrà realizzata tecnicamente l’opera, che si presenta sostanzialmente complessa e ad alto impatto ambientale.
Dalla Relazione Tecnica Generale, si apprende che l’oggetto del finanziamento ottenuto (pari a 2 milioni di euro) verrà destinato esclusivamente alla “creazione di una grande spiaggia artificiale in corrispondenza della baia antistante il
Lungomare Dalmazia e la cosiddetta “rotonda” con lo scopo di dare alla cittadinanza un’area nuova da utilizzare come lido.”
Ed ecco come verrà tecnicamente realizzata:
“La spiaggia artificiale sarà realizzata con una piattaforma sopraelevata in doghe di legno montate su telaio in alluminio, che poggerà su una orditura principale di travi HEA 280 e una orditura secondaria di travi HEA 220. Le travi HEA poggeranno su pali su plinto in corrispondenza dei massi rocciosi e su pali infissi in corrispondenza del fondo sabbioso. La balaustra che divide l’area esistente dalla piattaforma verrà rimossa e il dislivello tra le due creerà una seduta/muretto.”
Va opportunamente chiarito che, come è ben evidenziato nella Relazione tecnica, l’isola artificiale in legno addossata al frangiflutti e la passerella in legno per raggiungerla non sono oggetto del finanziamento e, quindi, NON verranno realizzate.
LO SCHEMA DELLA STRUTTURA
La struttura descritta viene rappresentata graficamente negli elaborati di progetto. Ecco una delle tavole che mostrano lo strato sottostante alle pedane in legno di superficie.
Come si è già detto, la piattaforma in legno viene montata su un telaio in alluminio e quindi l’insieme poggia su una prima trama di travi in acciaio HEA 280, al di sopra della quale c’è una seconda trama di travi HEA 220. In sostanza le travi HEA 280 (di maggior spessore) stanno al disotto e reggono le travi HEA 220 (di spessore inferiore).
Cosa sono le travi HEA? Si parla di Travi HEA quando la trave stessa è composta da due parti orizzontali, una superiore e una inferiore unite da una parte verticale chiamata anima.


Le due trame di travi poggiano a loro volta su un’ulteriore trama formata da una palificazione di fondazione in cemento armato, i cui singoli pali nella zona in mare vengono direttamente infissi sul fondale, mentre nella zona a terra (massi rocciosi sottostanti alla Rotonda) vengono infissi su plinti in calcestruzzo ancorati sui massi esistenti.
Ecco lo schema che evidenzia la sezione trasversale della struttura:
I MATERIALI UTILIZZATI
Ed ecco i materiali che verranno utilizzati per realizzare la struttura:
Come ben si legge, un’area di 3.000 metri quadri a diretto contatto con il mare sarà interessata da una quantità impressionante di calcestruzzo, in parte infisso direttamente sul fondale con apposite trivellazioni, e di travi di acciaio di elevatissimo ingombro e peso, dal costo stimato di 600 mila euro.
ATTENZIONE. La tavola rappresenta il posizionamento dei plinti di fondazione in calcestruzzo armato (ciascuno da 1,80 x 1,80 mt.) con i piloni in cemento armato (ciascuno del diametro di 0,80 mt.): sono posizionati uno accanto all’altro ad una distanza media di 6 metri l’uno dall’altro, costituendo una trama di oltre un centinaio di armature in ferro e cemento. Una parte dei piloni sono infissi direttamente nel fondale marino.
E su questa armatura poggia una trama di travi di ferro: anch’esse sono centinaia. Insomma, al di sotto della pavimentazione in legno sintetico ci sarà una gigantesca opera di devastazione ambientale, contraria ad ogni normativa nazionale ed europea di tutela degli ecosistemi.
Per quanto riguarda la piattaforma in legno, in realtà verrà utilizzato il cosiddetto WPC, Wood Plastic Composite o legno composito, che è un materiale artificiale creato per estrusione a caldo legando scarti di legno polverizzato ad un materiale plastico formato da polimeri e additivi. Tecnodeck è uno dei marchi che utilizzano il WPC.
Il WPC è un nuovo materiale usato per rivestimenti e pavimentazioni grazie alla sua estrema resistenza. Il WPC viene utilizzato per tutte le aree esterne come piscine e i giardini, balconi, terrazzi e verande.
Non sappiamo però come reagisce all’azione cinetica del mare, anche se le indicazioni tecniche spiegano che resiste all’azione dei raggi solari UV.
Ciascun listello avrà le seguenti dimensioni: larghezza 140 mm e spessore 25 mm. L’insieme della pavimentazione poggerà su un telaio in alluminio con agganci.


CONSIDERAZIONI
Dall’esame della soluzione progettuale e dei materiali che verranno utilizzati si può senz’altro dire che ci troviamo di fronte ad un ecomostro.
Vediamo perchè.
Innanzitutto, l’utilizzo di cemento armato, addirittura infisso sul fondale marino costituisce una brutale violazione dell’habitat marino. Così dicasi per la gigantesca doppia intelaiatura, che poggerà sui plinti in calcestruzzo, formata con travi di acciaio di notevole peso e ingombro.
Quando il ciclo di vita di quest’opera si sarà concluso a causa del logorio della pavimentazione per l’azione dei bagnanti e delle mareggiate e per scarsa manutenzione, e magari sarà difficile sostituire le doghe in WPC per questioni di bilancio, una volta rimossa la pavimentazione ci troveremmo di fronte ad uno scempio incredibile fatto di centinaia di plinti in calcestruzzo ammalorati dall’azione del mare (i ferri interni si arrugginiscono e il calcestruzzo si gonfia e si spacca) e di centinaia di travi in acciaio ossidate.
Sarebbe un triste e degradante “spettacolo” al quale nessuno vorrebbe mai assistere.
Ma anche mantenendo la pavimentazione costantemente in ordine, l’azione del mare si esplicherebbe nella parte sottostante sottoposta all’immersione e alle mareggiate, con un’opera corrosiva che lavorerebbe lentamente ma costantemente, per produrre alla fine pessimi risultati statici.
Se una scuola, quella di Via Trento, costruita sulla terraferma è stata chiusa per problemi di staticità dovuti alla corrosione dei pilastri in cemento armato, non ci vuole molta fantasia per capire cosa succederebbe ad una struttura basata su calcestruzzo e acciaio immerso in acqua di mare o comunque sottoposto all’azione delle mareggiate e dell’ambiente marino.
Peraltro, il programma di MANUTENZIONE allegato al progetto è di carattere generale, indicando le cause principali che possono compromettere la struttura, tra cui la corrosione è fondamentale, e stabilendo un piano dei controlli che andrà eseguito, con cadenza annuale o biennale, per la verifica di eventuali deformazioni, instabilità e processi di corrosione della struttura dei plinti e dei piloni e della intelaiatura in travi di acciaio.
Non si dice molto sulla durabilità della pavimentazione in legno composito WPC, se non che bisognerà controllare l’eventuale azione di insetti in grado di attaccare la parte legnosa e che si dovrà procedere alla sostituzione degli elementi degradati, rotti o usurati, con altri analoghi, e con la verifica e l’eventuale sostituzione dei relativi ancoraggi.
LE CRITICITA’ URBANISTICHE
Se finora abbiamo esaminato gli aspetti progettuali dell’opera e le loro criticità, vediamo infine quali problematiche urbanistiche e sociali vengono implicate.
1) Il divieto di balneazione nella zona. Questa forte limitazione, non rimuovibile fino a quando permane la presenza di un canale (di Sant’Antonio) soggetto al riversamento di acque piovane di scorrimento stradale ed eventualmente di reflui fognari, diventerà una fonte di forte frustrazione per i frequentatori del “solarium”. Nessuno accetterà di non bagnarsi in acqua, eppure tutti saranno costretti a violare un divieto…
2) L’assenza di servizi igienici, neppure decentrati. La gran mole di persone che tenderà a riversarsi sulla spianata in legno simil-sintetico, dove espleterà i suoi bisogni fisiologici, in specie se proveniente da fuori Mola e se intende permanere a lungo? Si ripropone il solito tema dell’assenza di cura per aspetti fondamentali del decoro e del vivere civile.
3) L’assenza di parcheggi idonei a contenere il grande afflusso di bagnanti e di visitatori anche fuori stagione estiva e, quindi, la forte congestione stradale che si prevede nella zona, con aumento dell’inquinamento. Sappiamo che il sistema di sosta sul fronte mare di Mola è largamente insufficiente e che, per ovviare a ciò, il progetto Bohigas (Urban) prevedeva la realizzazione di un ampio parcheggio interrato in corrispondenza della Rotonda-Ex Baby Park. Ma di tutto questo si è perso ogni traccia. E così avremo folle di bagnanti che lotteranno per un posto macchina sul lungomare e adiacenze, congestionando l’intera zona, mentre il parcheggio di Corso Italia resterà desolatamente vuoto, a meno che non venga previsto un idoneo collegamento navetta verso il “solarium”, vincolando chi arriva da fuori a non proseguire in auto verso il fronte mare.
4) L’assenza, ancora una volta, di fontanine di acqua pubblica: quanto meno non ne abbiamo trova traccia nella Relazione Tecnica Generale. Se così fosse – dopo lo scandalo delle fontane fasulle, neppure collegate alla rete idrica o con le pendenze di scarico al contrario – si ripresenta il problema di consentire a cittadini, bagnanti e turisti di avere accesso all’acqua libera: sembra che tale basilare necessità non si sia nemmeno posta nella mente dei nostri amministratori.
5) La rimozione dell’attuale ringhiera che delimita la Rotonda creerà una seduta tipo muretto (simile a quella che corre lungo il fronte mare fino ai pressi della Capitaneria) ma senza schienale. Anche in questo caso non si è considerato che non tutti hanno vent’anni, tali da poter rimanere seduti a lungo senza uno schienale al quale poggiarsi. Insomma, ergonomia pari a zero.
6) La difficile sostenibilità dell’opera. Infatti, a prescindere dall’enorme devastazione ambientale che verrà compiuta con un uso spropositato di cemento armato e di acciaio, vi è il tema della manutenzione costante dei manufatti, a cominciare dalla pavimentazione. Essa, sia pure realizzata in un materiale molto resistente, andrà sicuramente incontro a processi di ammaloramento: non solo per le mareggiate che, comunque, spingeranno dal basso verso l’alto una struttura soprelevata, ma anche per l’usura di un notevole numero di persone che vi sosteranno. La pavimentazione, sebbene resistente, dovrà comunque essere pulita giornalmente per evitare il classico effetto “piazza XX Settembre”: sebbene il WPC non sia poroso, comunque non è completamente anti macchia. Chi effettuerà le regolari pulizie e manutenzioni? In ogni caso, le mareggiate potrebbero intaccare la tenuta delle doghe in WPC sul telaio in alluminio e provocare distacchi dei singoli listelli. Ma purtroppo nessuno studio meteo-marino, con i suoi effetti sull’opera, risulta allegato al progetto.
Inoltre, le mareggiate spingeranno i rifiuti presenti in mare al di sotto della pavimentazione sopraelevata: chi rimuoverà periodicamente questi rifiuti? Non sarà comunque affatto agevole farlo per ragioni di accessibilità alle strutture sottostanti.
E in ogni caso il mare porterà allo spiaggiamento continuo della posidonia che si accumulerà al di sotto della pavimentazione. La posidonia non rimossa, sotto l’azione del sole che batterà sulla piattaforma, ovviamente, marcirà: con quali effetti odorigeni non è difficile immaginare.
7) Inoltre, giova ripetere che calcestruzzo, cemento armato e travi in acciaio in ambiente marino sono sottoposti a corrosione anticipata, che potrebbe anche essere molto accelerata in funzione degli eventi atmosferici, del tasso di umidità, della frequenza delle mareggiate. Come verranno manutenute queste opere strutturali? Come si eviterà che vadano incontro ad una progressiva usura e decadimento, al fine di evitare quel panorama desolante di plinti e pali in cemento armato, affioranti dal mare e tra gli scogli, che si prospetta, con uno scenario devastante, se l’opera verrà trascurata nel tempo?
CONCLUSIONI
Tutto questo pone una responsabilità politica molto seria ai nostri amministratori. Si rendono conto che, dietro gli effetti scenografici di quest’opera, si nascondono mille insidie e che moltissimi problemi potrebbero essere lasciati in eredità ai futuri amministratori e ai cittadini?
E le associazioni ambientaliste, locali, provinciali e regionali non hanno niente da dire? Oppure si occupano soltanto dell'”effetto cartolina” di Costa Ripagnola, mentre sorvolano sugli scempi già perpetrati (e che si prospettano con quest’opera) sul litorale molese?


In ogni caso, non sarebbe stato molto più semplice, facile, meno dispendioso, meno impattante e più performante realizzare una spiaggia urbana nel tratto Portecchia – Porto Colombo?
Ma ancora meglio, come più volte ha proposto “Mola Libera”, sarebbe realizzare la spiaggia urbana laddove la costa è leggermente più alta e presenta insenature sabbiose, cioè sul litorale prospiciente alle ville a mare confiscate, previo il loro abbattimento, e con la creazione al loro posto di un parco urbano attrezzato in riva al mare, con la spiaggia attrezzata e dotata di servizi annessa. E per giunta vi sarebbe l’estrema vicinanza del parcheggio di Corso Italia e comunque si potrebbero senz’altro realizzare parcheggi perimetrali al parco.
Peraltro, senza costose e devastanti fondazioni in cemento armato e acciaio in mare e sulle rocce, ma con aree di semplici pedane amovibili a fine stagione, in numero e superficie sostenibile, e con passerelle per l’ingresso in acqua e la risalita al fine di facilitare la balneazione. La costa polignanese presenta alcuni punti realizzati in questa modalità ecosostenibile: sarebbe bastato semplicemente imitare un esempio di successo.
Invece no. Ancora una volta prevale uno spirito di “grandeur” fuori posto, che porta solo disarmonia e nuovi problemi. Ancora una volta siamo in presenza della ricerca spasmodica dell’effetto scenografico alla caccia di consenso elettorale.
Si fa sempre in tempo a cambiare idea, sebbene in maniera dissennata si sia già dato vita all’assegnazione dell’appalto, pur in assenza dei prescritti pareri e autorizzazioni delle autorità tenute per legge ad esprimersi.
Ora, con la “conferenza di servizi”, indetta dal Comune di Mola, si attendono le pronunce da parte di Soprintendenza e Autorità marittime: un segnale forte di questi enti pubblici potrebbe salvare i molesi da un nuovo e costoso “flop” urbanistico e da un sicuro scempio ambientale.
Mi sembrano osservazioni ragionevoli che, mi auguro, verranno attentamente valutate anche dalla conferenza di servizi. Anch’io avrei prediletto la scelta della spiaggia urbana nella zona della lottizzazione abusiva che mi sembra molto più idonea.
Ritengo che sicuramente verranno attentamente valutate le tue osservazioni dalla amministrazione comunale onde evitare,
se è vero quanto esposto, problemi futuri.
Spero in un alt della Soprintendenza, anche se dispero. Le priorità sono di certo la spiaggia libera a Portecchia-Porto Colombo e il completamento del Lungomare Bohigas a sud. Un impatto non-naturale così penetrante è quasi uno scempio, anche dal punto di vista “paesaggistico”. Mi meraviglia molto questa decisione dell’Amministrazione.
Da lungo tempo tutti attendiamo la realizzazione di una spiaggia libera urbana ove attualmente sono costruite le ville a mare abusive e credo che il nostro resterà un sogno irrealizzato! Negli ultimi venti anni, stiamo avendo quasi la mania di presentare dei progetti con soluzioni così fantasiose da avere dei dubbi che possano essere approvati dagli enti preposti.Quanti progetti giacciono nel nostro archivio mai approvati? La spiaggia non sarebbe di più sicura approvazione? È più importante la presentazione di progetti Super
ma irrealizzabili o la realizzazione di progetti semplici e di utilità ai cittadini???
ZORRO DOCENTE UNIVERSITARIO
Se non erro, il Progetto Piano di Riqualificazione partorito all’epoca, di quella zona di Lungomare, prevedeva già in essere un Solarium credo in Legno, avevo visto anche il Plastico del Progetto che non era scandaloso…! Parliamo di decenni e decenni orsono…! Ora qualcuno vuole farla passare come un’idea generosa innovativa e geniale per la Cittadinanza e la prossima estate…?! 🤔🤔🤔