SCUOLA DI VIA TRENTO ABBANDONATA: DAL “CANTIERE CIVICO” UNA VOCE CONTROCORRENTE

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E’ quella di Giuseppe (Pino) Demonte, già candidato nella lista “La Voce”. “Mola Libera” lo ha intervistato dopo una sua proposta lanciata sul web per il recupero dell’immobile scolastico, chiuso nel febbraio 2010 dal Sindaco Berlen e, da allora, lasciato al degrado e alla fatiscenza da tutte le amministrazioni che si sono succedute nel tempo, compresa quella attuale. L’ironia della sorte rivede l’ex primo cittadino nuovamente ai vertici del comando, quale Assessore all’Urbanistica e Lavori pubblici, senza che, nel frattempo, alcuna decisione sia stata presa. Ecco la nostra intervista.

Pino Demonte, 53 anni, è stato candidato alle ultime elezioni comunali nella lista “La Voce”, a sostegno di Giuseppe Colonna, nella coalizione “Cantiere civico”.

Giuseppe (Pino) Demonte

E’ laureato in Scienze Geo-Topo-Cartografiche, Estimative, Territoriali, Edilizie presso l’Università degli studi “Guglielmo Marconi “ di Roma ed attualmente è dipendente dell’Agenzia delle Entrate di Bari – Settore fiscalità e gestione del territorio.

Di recente ha formalizzato sul social forum Facebook una sua proposta per l’utilizzo dell’area della ex scuola elementare “De Amicis”, colpevolmente abbandonata dalle varie amministrazioni comunali, a far data dal 10 febbraio 2010, quando il Sindaco Nico Berlen ne dispose la chiusura con ordinanza per ragioni di sicurezza statica.

Da quella data si è avuto, purtroppo, un degrado inarrestabile dello stabile e delle sue pertinenze a verde e a cortili. Nessun amministratore ha voluto e/o saputo prendere decisioni in merito, tanto da aver lasciato in breve tempo mano libera al vandalismo e all’incuria del tempo.

I risultati sono stati più volte documentati da “Mola Libera” con foto scioccanti: vetri rotti alle finestre, infissi divelti, abbandono di rifiuti e di materiali ingombranti all’interno dell’area scoperta, bivacco interno di persone senza fissa dimora, colonizzazione di volatili, insetti e roditori, verde inselvatichito.

Il Comune, come se non bastasse, con l’Assessorato all’Urbanistica e Lavori pubblici e l’Ufficio tecnico comunale, ha perfino trovato utile usare la vasta area pertinenziale per stoccarvi parte del materiale proveniente dai lavori di rifacimento del vecchio lungomare (pilastrini, chianche, ecc.) e, addirittura, scaricarvi il materiale di risulta di numerosi lavori stradali.

(per ingrandire le immagini, cliccare sulle foto della galleria)

Le recriminazioni e le giuste proteste dei residenti nella zona sono state elevate a più riprese, tuttavia, al momento, senza risultati tangibili: non vi è più sordo di chi non vuol sentire, e i politici molesi (di diverso colore) sono sicuramente dei campioni nell’arte di fare “orecchie da mercante”.

Tra di essi spicca la responsabilità dell’attuale Assessore all’Urbanistica e Lavori pubblici Nico Berlen, l’uomo che chiuse la bella scuola del tempo che fu e che oggi, tornato in posizione di comando, dopo 11 anni dalla sua ordinanza, non ha ancora proposto una soluzione credibile e concreta per ridare dignità a quell’edificio che risuonò delle voci dei bambini e degli insegnanti e che oggi ascolta il vuoto eco della desolazione.

Nico Berlen in veste di Sindaco nel quinquennio 2005-2010 e di Assessore ad interim di Urbanistica e Lavori pubblici.

Ma lasciamo parlare Pino Demonte, non solo un tecnico al di fuori del mondo dell’edilizia molese (e quindi difficilmente condizionabile), ma anche un abitante in Via Ariosto, non molto distante dalla vecchia scuola, in un quartiere, la “Mola Bianca”, privo di servizi, di verde, di parcheggi, di strutture sportive e commerciali: da tempo dormitorio, svegliato solo dal rombo e dall’invadenza delle auto che lottano per trovare un posto nelle sue strette strade.

Risiedendo nei pressi dell’edificio che per tanti decenni ha ospitato la scuola elementare “De Amicis”, quali pensieri e sentimenti ti suscita vedere quella struttura in stato di completo abbandono e fatiscenza?

Premesso che ho frequentato la scuola elementare, per tutti nota come di Via Trento, ed ho molti ricordi legati alla scuola, in primis aver iniziato il c.d.” tempo pieno” credo in quarta elementare, il mio primo pensiero è il dispiacere di vedere, in maniera quasi spettrale, la scuola vuota e silenziosa, con vetri rotti e ormai casa di vari volatili ed ovviamente discarica di deiezioni canine. L’abbandono, che perdura da oltre 10 anni, suscita in me emozioni forti, sia in merito ai miei ricordi personali che da cittadino, un senso di incapacità e di inadeguatezza affinché le cosiddette istituzioni, che invece ne hanno la possibilità, facciano qualcosa per risolvere la questione.

Che idea ti sei fatto nel tempo delle motivazioni che portarono l’allora Sindaco Nico Berlen a ordinarne la chiusura nel febbraio 2010? Hai potuto visionare i documenti e le perizie che hanno fatto seguito all’inibizione del suo utilizzo?

La notizia corse veloce tra i molesi, per quanto mi riguarda fu quella di pormi alcune domande che sostanzialmente ripercorrono quanto già pubblicato nel tempo sul vostro giornale. Ricordo che mi fu riferito che a seguito di una segnalazione fatta dal personale scolastico che aveva osservato delle forti crepe nel pavimento e nell’interrato fu interessato il comune. Che fu effettuato un sopralluogo, credo avvenuto alla presenza del sindaco pro-tempore, il quale ne stabili la chiusura urgente. Ebbi notizia che successivamente fu redatta perizia, credo al fine di verificarne lo stato del plesso scolastico, questa evidenziava delle forti criticità di alcune strutture verticali poste nella zona centrale della stessa, ma che la restante parte non sembrava avere dei grossi problemi strutturali ma chiariva che erano necessari dei lavori specifici delle parti lesionate mentre il resto della struttura necessitava di una adeguata manutenzione straordinaria. Purtroppo, non ho mai avuto la possibilità di leggere i verbali e le consulenze fatte redigere al momento dell’individuazione del cedimento strutturale.

Sono trascorsi ben undici anni da quella chiusura. Perché a tuo parere non si è fatto nulla di concreto nel frattempo per recuperare l’immobile ovvero per demolirlo e destinare l’area a nuove attività?

Appare evidente che la politica locale è rimasta inerte di fronte al problema scuola di via Trento, probabilmente bloccata nel decidere se demolire o ristrutturare il plesso scolastico o magari dove recuperare i fondi necessari. Aggiungo che è vezzo degli amministratori prendere tempo, e il lungo tempo trascorso ne è testimonianza. Questo atteggiamento ondivago può avere varie chiavi di lettura, innanzi tutto non prendere delle decisioni, non saper come e dove recuperare i fondi necessari, ma anche dall’assenza di un supporto tecnico amministrativo, assente nella macchina comunale, che, come è ben noto, è stato carente per lunghi periodi di tempo.  Va sottolineato come in tutto questo tempo varie amministrazioni sono passate dal comune, anche di colore politico diverso: appare inverosimile che tutte avessero delle finalità comuni.

Tenuto conto della situazione urbanistica e dei servizi pubblici nella zona, a tuo parere quale destinazione d’uso dovrebbe essere riservata all’edificio ovvero, nel caso di demolizione, alla vasta area di sedime e all’ampio terreno di pertinenza recintato?

Premesso, che in scelte così importanti, sentire il parere della cittadinanza dovrebbe contare nella scelta se decidere di demolire o ristrutturare il fabbricato. In questo secondo caso la destinazione rimarrebbe quella attuale, in caso di demolizione ho già avanzato una mia proposta. Ovvero, in caso di demolizione, la zona intera deve mantenere la destinazione pubblica con servizi per la collettività. La mia ipotesi è quella di realizzare una struttura sportiva comunale con utilizzo della ampia zona esterna da destinare in parte a parco pubblico ed in parte a parco attrezzato per attività sportive all’aperto. Purtroppo, stante il lungo tempo trascorso, la scelta sembra ai più irreversibile ovvero la demolizione del complesso scolastico, anche se questa scelta ritengo non debba essere riservata a pochi amministratori ma ai molti molesi che possono formulare una proposta in merito.

In ogni caso, con quale processo decisionale si dovrebbe decidere il futuro dell’edificio e dell’area pubblica circostante?

Come già detto, ritengo che su alcune scelte importanti, come nel caso della scuola di via Trento, o anche in casi analoghi, vengano interessati i cittadini o comunque coinvolti nelle scelte decisionali. Questo al fine di evitare sia speculazioni che influenze esterne sulle amministrazioni. Diverse sono le modalità che la cittadinanza può usare per sollecitare l’amministrazione, mi riferisco a lettere, esposti, raccolte firme, referendum cittadini (che credo non sono previsti nel regolamento comunale), ma nella logica delle scelte condivise ritengo che la delibera di consiglio e quindi di giunta possa essere una soluzione che garantisca tutte le parti. Infatti, questa scelta è una scelta forte che impegna la stessa amministrazione sul futuro di quel manufatto e rende partecipi i cittadini o gruppi di essi.   In sostanza si tratta di un percorso partecipativo tra amministrazione e cittadini o come viene definita amministrazione condivisa. Dopo la delibera di indirizzo del Consiglio comunale, penso ad una delibera di giunta nella quale si possa dare incarico ad un professionista del settore, immagino un architetto, ingegnere, urbanista, paesaggista ecc., che coordini un gruppo di cittadini attivi e sensibili al problema, formulando una soluzione finale, che ovviamente deve essere fatta propria dall’amministrazione.  Immagino varie fasi del processo decisionale, penso ad un percorso condiviso attraverso varie fasi: ascolto attivo, decidere insieme, formulazione di una proposta, restituzione delle idee, confronto delle proposte, elaborazione della proposta finale. Alla fine del procedimento condiviso viene depositata una proposta finale che viene fatta propria dall’amministrazione e si prosegue con tutte le incombenze derivate.

Alcune mie considerazioni finali. Questi percorsi condivisi hanno un duplice effetto. La prima è quella di misurare la distanza tra la politica locale ed i cittadini, l’altra di far sentire i cittadini partecipi del processo decisionale. Non va taciuto che i cittadini sono scettici sulle azioni della politica, quante volte abbiamo sentito dire che una volta eletti i politici cambiano, viceversa, questo sistema partecipativo può garantire oltre ad un controllo dell‘azione amministrativa, una condivisone di scelte facendo conoscere al cittadino le difficoltà esistenti nei vari passaggi tecnici e decisionali, nonché dare la possibilità a chi si vuole avvicinare alla macchina politico-amministrativa di comprenderne le difficoltà, ma anche la possibilità di poter intervenire nelle scelte importanti e di vita dei  concittadini. La partecipazione può far sentire il cittadino il vero motore dell’azione amministrativa. Non ci si può fermare al solo principio del libero mandato, che fa sì che l’eletto a seguito di elezione, non abbia alcun impegno giuridicamente vincolante nei confronti dei cittadini. Invece, le scelte condivise devono far suscitare un “senso civico” che aiuti nel controllo tra quello dichiarato in campagna elettorale e quello fatto durante il mandato. Auspico che l’elettore diventi una sentinella che verifichi che la Pubblica Amministrazione parli con atti ed agisca in trasparenza. Quindi, l’amministrazione va metaforicamente immaginata come una “casa di vetro”, attraverso cui ognuno di noi ha il diritto di conoscere il suo operato e poter partecipare nei propri limiti, al fine di renderla più vicina alle richieste dei cittadini.

Ringraziamo il dott. Giuseppe (Pino) Demonte per aver contribuito ad avviare un dibattito tra i nostri lettori sul futuro dell’ex scuola elementare “De Amicis” che, ci auguriamo, possa vedere ulteriori interventi di politici, tecnici e comuni cittadini.

1 commento

  1. Perché non si fa una ristrutturazione e lo si usi per l’UTE di Mola di Bari, che esiste da 28 anni e non ha mai avuto una sede stabile, e da quando c’è questo virus va elemosinando una sede qua e là per non incontrarci su zoom?

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