PORTECCHIA, BENVENUTI NEL REGNO DELLO SFACELO

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“Mola Libera” ha documentato nel tempo il grave e progressivo degrado del porticciolo, antico scalo portuale molese, dal quale, fin dai primi decenni del 1700, partivano le pandore e i trabaccoli per trasportare i prodotti agricoli della nostra terra fino ai porti di Venezia e Trieste. Oggi la situazione è ad un punto di non ritorno: mai Portecchia ha visto un abbandono simile.

Le foto scattate ieri mattina da “Mola Libera” testimoniano al di là di ogni ragionevole dubbio lo sfacelo di località Portecchia: non solo dello scalo d’alaggio, dove la posidonia è stata solo spostata per fare spazio all’ingresso in mare delle barchette, ma dell’intera area circostante.

Tra la posidonia spiaggiata si accumulano e mimetizzano rifiuti di ogni tipo, tra cui carcasse di imbarcazioni mai rimosse.

Sullo scalo d’alaggio, alle poche barche rimaste dei piccoli pescatori, si sono aggiunte nelle settimane scorse molte imbarcazioni “sfrattate” dal porto peschereccio, perchè prive di autorizzazione, a seguito dell’operazione intrapresa con successo dalla Capitaneria di porto per mettere ordine nel caos che vi regnava.

E insieme alle barche trasferite a Portecchia sono state abbandonate anche ulteriori carcasse, frammiste a materiale di risulta di ogni tipo.

Nell’intorno dello specchio portuale, la desolazione regna sovrana: erba alta ovunque, mai tagliata; i camion e i mezzi di una ditta che sta operando sul territorio per lavori di posa della fibra, parcheggiati in modo caotico; buste di rifiuti lasciati a ridosso.

E, sopra ogni cosa, vi sovrasta il decrepito immobile, ormai a concreto rischio di crollo, del fu glorioso ristorante “Gabbiano”, con pericolose e profonde crepe che si allargano, giorno dopo giorno, a vista d’occhio.

Eppure si era detto che la parte ricadente sul suolo demaniale sarebbe stata demolita nel giro di poco tempo dall’ultimo provvedimento comunale. 

Infatti, in data 16 luglio 2020 il Capo Settore Urbanistica ing. Vito Berardi emanò la determina n.131 del 16.07.2020, pubblicata in data odierna 22-07-20, avente ad oggetto: “Ordinanza n. 119 del 10.12.2019 del Capo Settore Urbanistica di demolizione di opere abusive e ripristino dei luoghi presso l’area sita in Mola di Bari, località Portecchia censita al Fg. 7/a particella 903 già in concessione alla “Nuovo Gabbiano di Giliberti Vito & C. s.n.c.”. Esecuzione in danno. Affidamento Incarico.”

Ma da quel momento è scesa una nuova cappa di oblio sulla vicenda.

L’incarico per la progettazione della demolizione è stato affidato, ma dell’esecuzione dei lavori per l’abbattimento non vi è ancora alcuna traccia, nonostante la somma di 50 mila euro già stanziata nell’assestamento di bilancio 2019.

Peraltro, non vi sono neppure novità da parte della proprietà dell’immobile ricadente sul suolo privato: si attendeva un importante progetto di ristrutturazione per dare nuova vita a quella che fu una struttura ricettiva di prestigio ma, nel frattempo, in assenza di una visibile iniziativa, l’intero edificio deperisce a vista d’occhio.

In ogni caso, il recupero dell’intera area pubblica di Portecchia dovrebbe far parte del progetto di spiaggia urbana che, partendo dal porticciolo, si estenderà almeno fino a Porto Colombo, sebbene il Sindaco ne abbia dato, a suo tempo, notizia in maniera generica e con un flebile disegnino: nessuna tavola progettuale è mai stata mostrata alla cittadinanza.

Se esiste, essa è chiusa nei profondi e inaccessibili cassetti dell’Assessore all’Urbanistica e Lavori pubblici Nico Berlen, assieme alla bozza del Piano comunale delle coste.

Ecco il disegno reso noto dal Sindaco Colonna nel settembre 2019. Poi, nient’altro.

Comunque sia, non vi sono più notizie in merito: se non si darà vita al più presto ad una gara di appalto vi è il concreto rischio che la prossima stagione balneare trascorra, per l’ennesima volta, senza la spiaggia urbana, tanto promessa da amministratori di ogni colore e tanto vagheggiata dai molesi, e senza neppure il ripristino di condizioni decorose per lo storico e antico porto di Mola.

Lo sfascio ormai definitivo di Porto Colombo

 

 

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