“Mola Libera” ha intervistato la volontaria molese che, con una missione umanitaria, ha portato aiuto alle popolazioni del Malawi, devastato da un violento ciclone.
Come è noto ai nostri lettori, nello scorso mese di maggio una missione dell’Associazione Protezione Civile Volontari di Torchiarolo (Brindisi) ha portato aiuti e assistenza alle popolazioni del Malawi, stato africano tra i più poveri, colpito di recente da gravi calamità naturali.
Tra i volontari vi è stata la molese Rosa Macchia, donna tenace e combattiva, che ha voluto portare un tangibile contributo alla gente del Paese dell’Africa nera.
“Mola Libera” l’ha intervistata.
Rosa, come è nata in te l’idea di partire volontaria per l’Africa e perchè proprio in Malawi?
L’idea di vivere questa esperienza in Africa ha radici molto lontane. La mia prima Tesi di Laurea in Filosofia del Diritto, mi portó a sviluppare svariate ricerche sui Diritti Umani in termini di dignità umana, libertà, uguaglianza e di solidarietà. L’Africa, in tal senso, ha sempre destato particolare interesse, tanto da spingermi nel corso di questi anni a documentarmi e di conseguenza, ad avvicinarmi alla loro condizione. In seguito a queste ricerche e studi, è emersa la necessità di voler fare mia la loro cultura, ma, soprattutto, è subentrata un’esigenza di vivere il loro quotidiano per comprendere pienamente quel che prima era stata solo teoria. Per farlo, ho scelto l’Associazione che più mi ha colpita nel corso delle ricerche effettuate: scoprire che ce ne fosse una in Puglia (Associazione Protezione Civile Volontari di Torchiarolo) che già da due anni operava sul territorio Africano, e nello specifico su due villaggi in Malawi, è stata la scelta definitiva. In occasione del mio 50° compleanno poi, ho espresso il desiderio di poter realizzare qualcosa di tangibile per queste popolazioni, e nello specifico per i bambini, magari costruendo una scuola che portasse il mio nome.
Vuoi descrivere l’organizzazione del Vostro viaggio in Malawi e il supporto che avete ottenuto prima della partenza dai pugliesi?


Il ciclone Idai che si è abbattuto intorno ai primi di Marzo, ha messo in allerta l’Associazione (che, di fatto, stava organizzando per il prossimo ottobre una nuova missione umanitaria) tanto da stravolgerne i programmi e di organizzarne subito un’altra, in sostegno e soccorso delle popolazioni del villaggio messe in ginocchio. Le richieste dei referenti erano mirate a farmaci di emergenza, antidiarroici, fermenti lattici, vitamine e latte in polvere. In questo frangente ho capito che potevo e dovevo dare il mio contributo, attivandomi così ad una campagna di sensibilizzazione per la raccolta di tutto ciò che potesse loro servire. Ed è stato in questa circostanza che il Presidente Giovanni Liaci, mi ha proposto la possibilità di prendere parte a questa missione in qualità di volontaria. Finalmente mi si presentava l’occasione di “aiutare concretamente” contribuendo ad una missione tanto nobile. La felicità più grande è stata la risposta alla mia richiesta di aiuto sui social, la mobilitazione di gruppi spontanei che hanno sposato questa raccolta, ed il supporto di testate giornalistiche (in primis, “Mola Libera”) e televisive che ne hanno dato risalto. Gente che non conoscevo e che mi ha contattata per dare il proprio contributo. È stato emozionante! Sentivo palpabile l’affetto di tante persone che volevano partecipare, che si fidavano di me… eravamo uniti da scopo comune, partecipare con un gesto d’amore tangibile. La solidarietà è stata crescente, tanto da aver riempito un furgone solo dalla provincia di Bari tra farmaci e indumenti. La Puglia tutta ci ha supportati, non a caso “PugliaforMalawi” è il nome del progetto e, mai come in questa circostanza, sono ancora più orgogliosa della mia Terra, abitata da gente concreta e generosa. Così il 3 Maggio il mio sogno/bisogno è diventato realtà partendo come volontaria per questa straordinaria missione umanitaria in Malawi.
Qual è stata la località di intervento e quali le ragioni della Vostra presenza?
Il Malawi è un Paese del Sudest dell’Africa senza sbocchi sul mare. È caratterizzato da paesaggi montuosi interrotti dalla Great Rift Valley e dall’enorme lago Malawi. I villaggi seguiti dall’Associazione di cui faccio parte sono piccolissime realtà rurali in questo Stato, ma innumerevoli, sono i bambini e le popolazioni che lo abitano. Nella zona di Blantyre, Nthanta e Mwansambo sono state costruite nel 2017, due pre-school e la prima water pump a servizio delle tre comunità. Ci tengo a precisare che questo è stato un progetto autofinanziato, che i volontari hanno pagato in prima persona i biglietti aerei e tutte le spese per farvi fronte. Quando, poi, hanno documentato l’opera realizzata, sono iniziate le donazioni affinché il “Villaggio Torchiarolo” si espandesse. Anche il Governo del Malawi in seguito, ha donato in comodato d’uso per i prossimi 99 anni, 2500 metri di terra, dove si vorrebbe realizzare una scuola per educatori. Lo scopo è grandioso e ricco di speranza: avviare in Malawi il primo vero centro di formazione per donare ai piccoli la possibilità di istruirsi e costruirsi da soli il proprio futuro, imparare a relazionarsi con gli altri, a contare, leggere e scrivere, ad avere cura dell’igiene personale sotto la guida di educatori locali.
Che cosa avete realizzato di concreto durante la permanenza?
Le attività svolte in quei giorni sono state molteplici. Dopo un’attenta analisi sul post ciclone che, fortunatamente ha colpito di striscio la zona, l’attenzione si è incentrata su tre dei bambini censiti e accuditi durante le missioni precedenti che erano deceduti, ed un’altra, Natasha, che versava in gravi condizioni a causa della malaria. A causa delle devastazioni, infatti, sono aumentate le condizioni di disagio e di mancanza di igiene della zona, provocando la diffusione di malattie e virus contagiosi. Fortunatamente Natasha è riuscita a sconfiggere l’infezione e a tornare alla sua normalità di bambina. Riabbracciarla è stato il regalo più grande, ha superato la sua battaglia da vera combattente, come lo sono tutti i piccoli abitanti dei villaggi.
Dopo i primi giorni trascorsi con gli alunni della pre-school, tra giochi e formazione, abbiamo fatto visita al carcere femminile di Lonzu, dove le mamme sono rinchiuse con i propri figli. Abbiamo donato latte in polvere, vitamine, vestiario e giocattoli.
Lì, abbiamo anche avuto modo di incontrare i prigionieri del settore maschile e di poter donare materiale a sostegno dei volontari che da anni gestiscono la struttura. Un’altra donna straordinaria che ho avuto il piacere di conoscere in questo frangente è stata Anna Milesi, meglio conosciuta come: Sister Anna, una missionaria laica che da anni vive in Malawi e che per questa gente si adopera con abnegazione, divenendone il punto di riferimento. Abbiamo donato con lei i medicinali raccolti in Italia ed il resto del materiale, ed abbiamo anche donato viveri comprati in loco: zucchero, uova e sapone, fondamentali per la vita quotidiana nel carcere.
Tappa obbligatoria successiva, è stata l’orfanotrofio “Alleluja Care Center” di Namwera, gestito dalla volontaria italiana Rita Milesi, una donna straordinaria di 76 anni che gestisce con dedizione la struttura che accoglie bambini africani abbandonati, malati e denutriti, e li accudisce fino al compimento dei tre anni, alla cui età per legge poi, i piccoli devono essere inseriti nel villaggio d’origine e ospitati dai parenti più prossimi.
Durante la permanenza, abbiamo conosciuto Andrea, una ragazza di origini colombiane che ha deciso di sostenere il progetto “Malawi…Volontariamente”, e Roberto, un giovane spagnolo, che in Africa sta costruendo un luogo in cui i bambini possano imparare un mestiere e vivere una vita normale. Con loro ci siamo addentrati nei villaggi più sperduti dove innumerevoli sono i bambini lasciati al loro destino… vestiario e caramelle per i più grandi che ci hanno fatto festa, vitamine, latte in polvere e fermenti lattici per i piccoli, farmaci e riso per le loro famiglie. Il senso di gratitudine di queste persone è stato emozionante ed indescrivibile. Stavo facendo qualcosa di concreto che mi riempiva il cuore e che mi rendeva più ricca per quello che io stavo ricevendo.
Come siete stati accolti dalle Autorità e dalla popolazione locale? Che realtà sociale e umana hai trovato in Malawi?
L’accoglienza di queste popolazioni è indescrivibile! Il senso di gratitudine, il sorriso verso “i bianchi” è immenso. I più piccoli sul ciglio delle strade sterrate salutano con le manine i nuovi arrivati, pur non conoscendoli, pur non aspettandosi nulla, e la riverenza per una caramella o una penna, diventa una festa se accompagnata da riso o vestiario. C’è riconoscenza, tanta, anche dalle Autorità locali che vedono nelle organizzazioni no-profit, un aiuto fondamentale per far fronte a tanta povertà.
Il Paese, pur animato da un vivace spirito africanista, si è trovato, una volta acquisita l’indipendenza, a scontrarsi con la dura realtà di essere uno Stato di ridotta estensione e di limitate possibilità economiche, nettamente svantaggiato quanto a posizione geografica. La bellezza incantevole del territorio non nasconde però i problemi che all’inizio del XXI secolo ancora affliggono il Paese: la corruzione delle istituzioni, la crescita della popolazione, l’insicurezza alimentare, la crescente incidenza dell’AIDS.
Proprio lo scorso 21 maggio 6,8 milioni cittadini malawiani aventi diritto al voto si sono recati alle urne non solo per le presidenziali, ma anche per le legislative e per il rinnovo dei consiglieri dei governi locali.
La Commissione elettorale del Malawi peró, ha sospeso la pubblicazione dei risultati elettorali delle elezioni presidenziali, che davano in netto vantaggio il presidente uscente, Peter Mutharika, candidato del partito al potere, Democratic Progressive Party (DPP) con il 40,49 per cento di preferenze dopo lo spoglio di due terzi delle schede. Insomma, i brogli fanno parte della cultura globale terrestre, ma si auspica tra gli obiettivi della nuova agenda 2030, quello di portare tutte le Nazioni allo stesso livello dei Paesi maggiormente sviluppati in ordine al dato sulla mortalità infantile. Tra gli obiettivi si aggiunge anche quello di cancellare completamente fame e povertà. Obiettivi ambiziosi, soprattutto per il Malawi e per la realtà sociale di queste popolazioni.
Quale segno personale tangibile ritieni di aver lasciato in Malawi?
Il segno tangibile che ho lasciato in Africa, oltre al mio cuore, è stato quello di adoperarmi con tutta me stessa affinché la mia missione potesse avere un senso. L’utilità nell’aiutare questi bambini a leggere o a contare, spero possa avvenire presto nella scuola che intendo costruire con le donazioni effettuate per il mio compleanno. Quello sì che sarebbe un disegno tangibile che mi riempirebbe di orgoglio!
Puoi descrivere le emozioni, le aspettative, i timori, le soddisfazioni e le eventuali delusioni che hai provato durante il soggiorno in Malawi?
Pensare l’Africa non è lo stesso che viverla. Le emozioni e le sensazioni non si possono descrivere su carta. Non maturavo nessuna aspettativa se non quella di darmi a lei come una figlia adottiva, seppur bianca… Il timore era quello di poter invadere il loro modus vivendi, di rappresentare un ostacolo mio malgrado alla loro quotidianità… La soddisfazione invece è stata quella di essermi perfettamente integrata tra i più piccoli che sono anche i più timorosi e difficili da conquistare. In realtà sono loro che hanno conquistato me, con la voglia di farsi amare e la gioia che hanno di vivere “nonostante tutto”. Gli adulti mi hanno stretto le mani in segno di riconoscenza per il lavoro svolto, ma giuro, hanno dato a me più di quanto potessi dare loro. L’unica delusione provata è stata sul tempo che è passato troppo velocemente… Volevo conoscere l’Africa, mentre adesso conosco il mal d’Africa!
Cosa ti porterai dentro di questa esperienza?
Questa esperienza in Africa ha rappresentato in realtà “il viaggio interiore”, quello che ad un certo punto della vita diventa obbligatorio. Una sorta di “punto della situazione” sul proprio vissuto, tirando le somme sul percorso e aggiustarne il tiro se necessario, guardandosi dentro con consapevolezza, mettendo a nudo l’anima, la più difficile da spogliare… Non vorrei addentrarmi troppo però, perché da questa esperienza vorrei tirarne fuori un libro… Un libro a cui sto già lavorando, a cui sto riportando tutte le sensazioni provate sulla mia pelle… un libro che custodisca le sensazioni più intime di questa indimenticabile avventura e che, spero, possano portare il lettore ad una attenta riflessione.
Pensi di ritornare in Malawi o in altri Paesi che hanno bisogno dell’aiuto di organizzazioni di volontariato?
In Malawi spero di tornare già entro l’anno, magari nella prossima missione di ottobre. Mi sto attivando per reperire fondi, sponsor… Purtroppo il cuore e le buone intenzioni non sono sufficienti ai bisogni di questa terra che chiede in primis di essere considerata e non dimenticata. C’è bisogno di tutto, ma ciascuno può fare la sua parte con poco, perché come ho sempre detto: il poco di ciascuno é il molto per tanti. L’Africa sarà anche una terra povera in termini economici, ma la ricchezza interiore della gente che la abita e il sorriso dei bambini è il regalo più grande che possa ricevere a chi le tende una mano!
(cliccare sulle foto per ingrandire)
A nome dei lettori di “Mola Libera, grazie Rosa per la tua splendida testimonianza!